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Un elemento molto importante per la vita di un antico egizio era la tomba: proprio per questo

motivo per la sua costruzione si utilizzavano materiali non deperibili allo scopo di farla durare

per l’eternità. Grazie a ciò, a differenza delle abitazioni, molte sono le tombe pervenute più o

meno intatte sino ai nostri giorni. Tutti questi ritrovamenti hanno permesso di studiarne l’evo-

luzione architettonica e stilistica, almeno per quanto concerne le sepolture dei sovrani o co-

munque dei personaggi di rango; per l’uomo comune infatti si è sempre ricorso all’utilizzo di

una fossa scavata nel terreno, salvo poche eccezioni. Durante l’intera esistenza ci si preparava

al momento del trapasso cercando di compiere azioni meritevoli come prestare servizio al tem-

pio, effettuare lavori per il faraone o semplicemente mantenendo una condotta retta e virtuosa.

In molti testi letterari è presente il monito ad allo ntanare il peccato

1

dalla propria vita: basti

pensare alla confessione negativa del capitolo CXXV del “Libro dei Morti”, oppure all’ “Inse-

gnamento per Meri-Ka-Ra”, un testo nel quale un sovrano della dinastia eracleopolitana si ri-

volge al figlio dicendogli: “…..Quando una persona sopravvive dopo la morte, le sue azioni g li

sono presso come un mucchio. E’ l’eternità, invero, il restar là, e stolto è colui che vi si ribella.

Ma quanto a colui che vi giunge senza peccato eglisarà là come un dio e muoverà liberamente,

come i Signori dell’eternità. Arricchisci la tavola d’offerte, aumentane i pani…..E’ una cosa utile

per chi lo fa……Dio è riconoscente in relazione a quel che si fa per lui….”

2

. Ad uno sguardo su-

perficiale la civiltà egizia potrebbe apparire assillata dall’idea della morte; in realtà l’uomoegi-

ziano apprezzava la vita ed era molto gioioso: all’interno delle stesse tombe compaiono infatti

testi che incitano al godimento della vita, come nel “canto dell’arpista” della Tomba di Inerkha

(TT359)

3

. Per l’egizio la tomba non è il luogo dell’eterno riposo, ma la dimora per la nuova vita

dalla durata illimitata: nell’ “Insegnamento di Hergedef”, un testo del genere sapienziale da-

tabile all’Antico Regno

4

, si legge: “…..Fa’ eccellente la tua dimora della necropoli, e fa’ perfetta

la tua sede dell’Occidente. Adotta questa regola perché la morte per noi è scoraggiante;adotta

questa regola perché per noi la vita è esaltante. La casa della morte serve alla vita….”

5

. Questo

concetto è ripreso anche nella tomba di Ramose, la TT55, visir sotto Amenhotep IV: “Io arrivai

in pace presso la mia tomba, con il favore del Di o Buono. Io feci il volere del Re in ogni mo-

mento, io non ignorai nessun ordine mi venne comandato, io noningannai la gente. In tal modo

potei guadagnare la mia tomba ad Occidente di Tebe”. La cerimonia funebre era molto com-

plessa e tutte le azioni compiute erano regolate da precise norme, conosciute dai sacerdoti, per

consentire al defunto di riacquisire tutte le sue caratteristiche vitali permettendogli così la ri-

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speciale deir el-medina

il villaggio operaio

di deir el-medina

Abitazione terrena ed abitazione per

l’eternità

(seconda parte)

di Alessandro Rolle

1 Il peccato non era visto secondo la concezione cristiana,

ma come una comportamento stolto.

2 “Testi religiosi egizi”, a cura di S. Donadoni, pgg. 101-104.

3 Di questa tomba parleremo dettagliatamente in una delle

prossime uscite.

4 Hergedef fu uno dei figli del sovrano Cheope e compose

l’opera per suo figlio Auibra. Godette di grande fama sino

all’età ramesside. E’ considerato l’autore del capitolo XXX

del Libro dei Morti.

5 “Letteraturae poesia dell’antico Egito”, E. Bresciani, pg. 36.

abitazione per l’eternità