giungere dinanzi al sarcofago contenete una
donna e, dopo aver lanciato nervose occhiate
per accertarsi di e ssere solo, prendere la
mummia d ella d efunta e ge ttarla fuori in
modo da potersi dichiarare proprietario della
tomba. Particolare an cora pi ù bu ffo è che
questa tomba, dalla l ettura del papiro, par-
rebbe appartenere anche a ll’autore del cri -
mine contro la mummia della povera donna:
una tomba bifamiliare, praticamente! Ma leg-
giamo la descrizione dell’accaduto, riportata
su due papiri “gemelli”
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, esposti uno al Bri -
tish di Lon dra, l’al tro nel museo di Berlino:
“L’operaio Am enenope dice…..Egli diede la
tomba di Amenmesu a mio padre Hay in dote
poiché Hel, mia madre, era sua figlia carnale
ed egli non aveva figli maschi e le sue strut-
ture erano abbandonate…..XXI anno, I mese
di shemu, VII giorno, sotto Ramesse III. In que-
sta da ta ispe zione….per il poz zo pres ente
nell a tomba del l’operaio Khaemn u, han no
ril evato c he an che i l p ozzo n ella tomba
del l’ope raio Am enenope era stat o
aperto……Quando il luogo fu ispezionato vi si
trovò un sarcofago dipinto, sul quale non era
scritto alcun nome……Il tribunale era compo-
sto…….Quanto segue (l’operaio Amenenope
dice): l’abitazione di Amenmesu appartiene a
me, la sua tomba, per la quale Pabak è incol-
pato appartiene altrettanto a lui. Egli (Pabak)
però ha gettato una don na (de funta) d ella
mia famig lia fuori dalla t omba di mio
padre….”.
Le tombe di Deir el-Medina si suddividono in
due tipologie: quelle dotate di cappella rupe-
stre e quelle con cappella in muratura.
Nel modellino, che riproduce in elevato ed in
spaccato le tombe 290 di A rinefer e 29 1 di
Nakhtmin, è ricostruita una tipica tomba do-
tata di c appella in m uratura: die tro un in -
gresso a pilone, costruito nella parte orientale
di un muro di cinta intonacato ed imbiancato,
era presente un cortile di forma rettangolare
nel quale, dirimpetto al pilone d’ingresso, era
eretta sul terreno o su una piattaforma in mu-
ratura una piccola piramide in mattoni crudi,
sormontata da un pyramidion. Nella struttura
della piramide era collocata una cappella, a
pianta rettangolare, costruita anch’essa in
mattoni crudi e con il soffitto a volta. Questa
era decorata con scene relative ai funerali ed
al culto di alcune divinità: le tombe degli ope-
rai di Deir el-Medina sono le uniche a presen-
tare la c appella dec orata. Quasi sempre
all’interno della cappella era posta una stele
con iscritti inni in onore del primo degli Occi-
dentali, Osiride.
La tomba vera e propria era celata
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da un
pozzo scavato all’interno del cortile s tesso,
profondo 5 o 6 metri oppure da una r ipida
rampa discendente. Nei sotterranei potevano
esserci due o tre camere decorate a tempera:
in alcuni casi solo l’ultima stanza veniva de-
corata.
La tomba dotata di cappella rupestre non dif-
feriva sostanzialmente dalle altre: veniva co-
struita nel caso in cui l’architetto (possiamo
benissimo i mmaginare l’ar chitetto K ha in-
tento a dare consigli a qualche operaio impe-
gnato nei lavori per la pr opria t omba) n on
avesse a disposizione abbastanza spazio per
cortile e cappella. Un piccolo cortile, in ogni
caso p resente, terminava contro la parete
della montagna tebana, adattata in modo da
fungere da facciata della cappella sui cui lati
erano collocate statue e stele in onore del de-
funto. In questo tipo di tombe la pianta della
cappella presentava un breve corridoio d’en-
trata, una piccola sala, un secondo corridoio
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speciale deir el-medina
21 Pap. Berlin 10496 e Pap. BM5624.
22 Questo tentativo di nascondere il sepolcro si è però di-
mostrato vano: infatti i ladri, già in epoca ramesside, fe-
cero visita più volte alle tombe, depredandole. Di questo,
e dei relativi processi, parleremo in una delle prossime
uscite.
4. Modello delle tombe di Arinefer e Nakhtmin.
“© Fondazione Museo Antichità Egizie di Torino – riproduzione
vietata”