

(dove si congiungeva con un tratto proveniente da
Apollonia) per proseguire per Tessalonica e da qui
fino a Costantinopoli. Una scorciatoia formidabile,
che poteva evitare la circumnavigazione dell’intera
Grecia.
Già nell’Ottocento vennero individuati diversi tratti
dell’antico selciato e alcuni ponti romani lungo il
suo tortuoso percorso. La via fu s pesso percorsa
dagli eserciti: Traiano la restaurò in preparazione
delle guerre daciche e partiche, e Caracalla mise in
conto di percorrerla a l r itorno dal la campagna
d’Oriente, un progetto che fu frustrato dal suo im-
previsto assassinio. La via mantenne un ruolo stra-
tegico anche nel Medioevo; da qu i passò, tra gli
altri, Teodorico re dei Goti durante la lenta discesa
che lo avrebbe condotto a Ravenna.
10. Il secolo dei 10 imperatori
In una piazzetta della deliziosa cittadella medie-
vale di Berat, si trova una insolita testa gigantesca
di Costantino, fedele copia di quella esposta nel
Museo de i Conservatori a Roma. Costantino era
nato a Naissus (l’attuale Niš, in Serbia) e fu di ori-
gini illiriche fu un numero impressionante di impe-
ratori giunti al potere nel periodo delle anarchie
militari e delle prime invasioni barbariche.
Gli Illiri vengono ricordati nelle fonti per il loro va-
lore guerriero: Augusto aveva fatto affidamento su
contingenti illirici e dalmati durante la battaglia di
Azio e molti di loro, per indole o per necessità, si
arruolarono come legionari, accettando di essere
dislocati in zone piuttosto remote, come il li mes
danubiano o il vallo di Adriano. Settimio Severo si
era sentito più sicuro stanziando una legione sui
Colli Albani in cui gli Illiri nonfacevano difetto; Cas-
sio Dione – che aveva avuto modo di incontrarli di
persona a Roma – li descrisse di aspetto selvaggio
e spaventevoli nel modo di parlare.
Nella tarda antichità, molti di loro, nati e cresciuti
in regioni lontane dalla vita mondana della capi -
tale, desiderosi di una promozione sociale, conti-
nuarono ad arruolarsi nell’esercito, raggiungendo
i più alti gradi della gerarchia, fino ad indossare la
porpora imperiale.
Furono di origini illiriche Messio Traiano Decio, il
generale per ito n ella pa lude d i Ab ritto combat-
tendo i Goti; Claudio II il Gotico, che li respinse al di
là d el D anubio; Aureliano, il costruttore de lle
grandi mura di Roma e il vincitore della regina Ze-
nobia a Palmira; Marco Aurelio Valerio Probo, e i
meno noti Caro, Carino e Numeriano.
Orgoglio dell’Illirico furono Diocleziano, figlio della
dalmata Narona, promotore della ristrutturazione
tetrarchica dell’impero nonché della sua progres-
siva militarizzazione, il già citato Costantino e, in-
fine, Valentiniano I che aprì la strada al generale
spagnolo Teodosio I, campione del cristianesimo e
celebre per l’editto che abolì i culti pagani.
11. Alle radici dell’Albania moderna: la cul-
tura di Arbër.
Nel 1892, il console francese a Scutari, Albert De-
grand, fece visita ad un sito denominato «castello
di Dalmaca», situato a poca distanza dal villaggio
di Koman. Gli abitanti del posto gli avevano riferito
una leggenda su una quercia dalle foglie d’oro e
su un misterioso cimitero disseminato di cassette
di pietra. Giunto sul posto, il console ebbe modo di
osservare che le tombe erano raccolte attorno alla
parrocchiale di San Giovanni, in una zona isolata
dove, stranamente, non si vedevano tracce di abi-
tato. I morti erano deposti supini e con il volto che
guardava a ovest, secondo la tradizione cristiana.
Qualche anno p iù tardi, l’archeologo ted esco P.
Träger analizzò i corredi comparandoli con quelli
medievali de lla Bosia Erzegovina, riconoscendo
nelle fibbie “a doppia gamba” un qualcosa di pecu-
liare che avrebbe potuto fornire una chiave di let-
tura.
Chi erano, dunque, le genti sepolte nel cimitero di
Koman? Oggi si è sempre più convinti che le genti
di Koman fossero contadini/soldati alleati dei bi-
zantini nel periodo travagliato dell’Alto-Medioevo.
Gli uomini presentano scarsi gioielli ad eccezione
di alcune guarnizioni di cintura militare, sempre di
tipo bizantino; le accette deposte nelle tombe sem-
brano più adatte alla guerra che al lavoro, e sono
simili a quelle diffuse nella tarda antichità. L’uso di
58
speciale albania