

9. Durazzo, la “taverna dell’Adriatico”
L’edificio più monumentale e il simbolo stesso
dell’occupazione romana dell’antico Epiro, è l’an-
fiteatro di Durazzo. Privato dei gradini in pietra nel
corso del Medioevo e sommerso dal disordine ur-
banistico moderno, fu costruito all’età degli Anto-
nini (n el II sec. d.C.) e inaugurato con uno
spettacolo di giochi gladiatori. Si tratta di una co-
struzione notevole, parzialmente appoggiata alla
collina naturale e in parte edificata su sostruzioni
in muratura. Con l’asse maggiore di ben centotren-
tasei metri e le gradinate alte sino a venti metri,
l’edificio poteva contenere fino a ventimila spetta-
tori. Quando fu costruito, Durazzo era una grande
città sovrappopolata, un tumultuoso melting pot –
come è tipico di tutti i porti – di diverse etnie, lin-
gue e religioni, una città così brulicante di vita che
Cicerone decise di allontanarsene per trovare un
po’ di quiete. Catullo, con la genialità che lo con-
traddistinse, gl i ap pioppò l’epiteto di «t averna
dell’Adriatico» in uno dei suoi carmi (Carme 36).
Nei pressi del Teatro A leksander Mois iu, a d ue
passi dall’anfiteatro, si trovano i resti delle piccole
terme e quelli di una piazza ottagonale colonnata:
forse un macellum per la vendita al minuto del
pesce e degli ortaggi, forse una parte del foro cit-
tadino. È possibile che l’aspetto finale di questo
spazio pubblico sia dovuto all’intervento di Ana-
stasio (491-518 d.C.). Questo imperatore bizantino
– spesso ricordato per la curiosa particolarità di
avere un occhio azzurro e uno nero (era sopran-
nominato, per l’appunto, il Dicoro) – era in effetti
nativo di Durazzo. Tra gli atti di benevolenza verso
la sua città natale, si d eve annoverare un nuovo
grande circuito murario dotato di torri pentago-
nali, di cui è ancora possibile seguire ampi tratti
lungo l a co llina c he s ormonta i l ce ntro stor ico.
All’età di Giustiniano l’effetto doveva essere im-
pressionante, con due grandi cerchia di mura che
scendevano al mare, sormontate al vertice da un
grande fortezza militare.
Durazzo fu dunque per secoli un importante scalo
marittimo, ma la sua fortuna non sarebbe stata
così grande se non fosse stata anche il terminale
di u na importantissima strada transbalcanica. I
Romani la risistemarono nel II sec. a.C. in modo
esemplare, ribattezzandola Egnatia dal nome del
proconsole Gaio Egnatio sotto il quale erano stati
promossi i l avori. La s trada si a ddentrava nelle
profonde vallate dei Balcani passando per Elbasani
57
speciale albania
Anfiteatro di Durazzo