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monete riportano l’immagine della tipica galea, ve-

loce e maneggevole.

Nel 229 a.C., i frequenti attacchi alle navi italiche

diedero spunto a Roma per dichiarare guerra agli

Ardiei. Teuta fu inizialmente costretta a negoziare

una tregua con i R omani, c he ne approfi ttarono

per stabilire degli avampostiaDurazzoe adApollonia.

Gli Illiri si trovano costretti a una difficile scelta di

campo: da un lato i Romani, dall’altro i Macedoni;

malauguratamente, optarono per quest’ultimi, tro-

vandosi in gravissime difficoltà soprattutto dopo

la clamorosa sconfitta subita da Filippo V di Mace-

donia nel 168 a.C. a Pidna.

Incassata questa vittor ia, l’anno segu ente le le-

gioni romane si presentarono alle porte di Passa-

ron (la ca pitale dei Molossi) con l ’ordine di

saccheggiare le città: soldati e cavalieri ricevettero

come bottino rispettivamente duecento e quattro-

cento denari, mentre le mura cittadine venner o

rase al suolo e centocinquantamila persone furono

vendute sul mercato degli schiavi.

Nel 167 a.C. tutte le città comprese tra il fiume Dri-

nos e A oos (la cosidde tta Atintania) ricevet tero

l’ordine di attaccare e saccheggiare le città illiriche

che avevano appoggiato Perseo di Macedonia; fu-

rono risparmiate solo quelle che avevano aiutato i

Romani.

Lucio Anicio Gallo celebrò il trionfo nella capitale:

davanti al carro del pretore vittorioso fu fatto sfi-

lare l’ultimo re illirico, Genzio (da cui, tra l’altro, se-

condo Plinio, deriverebbe il nome della genziana!)

con la moglie e i fig li, suo fratello Caravanzios e

altri membri dell’élite locale.

Finiva in questo modo la secolare storia dell’Illiria

indipendente ma iniziava una nuova fase di stabi-

lità politica e sviluppo economico. Le aree conqui-

state furono divise tra le neoistituite provincie di

Macedonia e dell’Illirico.

L’archeologia è s tata in grado di ve rificare sul

campo la distruzione e l’abbandono di alcuni centri

minori come Dimallum, Olympe, Coragus, Brysaka,

e il trasferimento degli abitanti verso i centri prin-

cipali; Apol lonia, Amathus e O ricum c he erano

state fedelia Roma ottennero lostatuto di città «li-

bere e immuni» mentre alt rove furono insediati

dei col oni provenien ti dall’ Italia. N onostante l a

conquista romana però, la regione rimase sempre

legata alla cultura greca: i t eatri continuavano a

essere molto frequentati, la g ente s i r itrovava

nell’agorà, le antiche magistrature furono rispet-

tate e continuò l’uso del greco – parlato e scritto –

anche se le iscrizioni ufficiali venivano redatte in

latino.

Solo a Oricum, dove stazionava la flotta romana, si

respirava uno stile di vita particolarmente “italico”.

8. Apollonia e Butrinto

Ad Apollonia, Gaio Ottavio attese agli studi di reto-

rica e, con ogni probabilità, passeggiò per il centro

della città in compagnia di Agrippa, ammirando le

statue esposte nelle ampie stoai ellenistiche del-

l’agorà. Proprio qui, il futuro Augusto ebbe modo

di consultare un indovino che gli vaticinò un d e-

stino luminoso; una predizione quanto mai azzec-

cata v isto c he, poc o t empo dopo, l’inaspettato

assassinio di Giulio Cesare gli aprì la strada per la

scalata al potere imperiale.

In età imperiale, la cerchia di mura (lunga 4 k m)

presentava ampi segni di rifacimento, segno tangi-

bile della tumultuosa storia cittadina. Il muro più

antico (VII sec a.C ) fu realizzato con blocchi qua-

drangolari di sagoma irregolare, venendo rimoder-

nato, due secoli più tardi, con una nuova cortina in

parte in pietra, in parte in mattoni; in seguito, fu-

rono aggiunti ulteriori bastioni q uadrangolari,

adatti ad ospitare catapulte e macchine da getto

con cui resistere agli attacchi dei Molossi e dei Ma-

cedoni.

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speciale albania

Bastione orientale delle mura di Apollonia