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era attraversata da un’importante strada di origine

preistorica diretta in Macedonia.

Negli anni Settanta, proprio alla base della piatta-

forma naturale sui cui sorgeva l’antica città, l’ar-

cheologo Neritan C eka h a messo in luce una

singolare necropoli reale edificata nel corso del IV

sec a.C.

Dimostrando un notevole spirito pratico, le tombe

furono r icavate nella parete rocciosa dell’antica

cava da cui erano state prelevate le pietre neces-

sarie per edificare la cinta della cittadella supe-

riore.

Cinque tombe allineate lungo una falesia rocciosa

mostrano un’architettura di maggior prestigio e

una combinazione eclettica di motivi architettonici

veramente peculiari. La prima presenta una ca -

mera scavata nella roccia con due bancali laterali

destinati ad ospitare i defunti. I capitelli ionici del a

facciata e molti elementi decorativi sono una pa-

lese citazione delle f amose t ombe macedoni di

Verghina e di P idna, in part icolare di quel la del

padre di Alessandro, Filippo II.

Una sec onda t omba fu realiz zata su du e li velli:

quello superiore presenta un finto portico semicir-

colare concluso da una camera e decorato con ri-

lievi rappresentanti uno sc udo circolare illirico e

un elmo di tipo greco; l’ambiente inferiore fu i n-

vece destinato a camera funeraria vera e propria

e dotato di due splendidi sarcofagi di stile elleni-

stico a forma di letto funebre.

Il Museo di Tirana raccoglie il ricco corredo sco-

perto nel 1972 nella camera inferiore, composto da

armi, vasi, gioielli, una maglia in ferro e un elmo

da guerriero. La foggia dei reperti – tipici del III sec

a.C. – por ta ad escludere che la deposizione sia

contemporanea alla costruzione della tomba; evi-

dentemente l ’ambiente f u reimpiegato pe r dare

sepoltura a d u n per sonaggio di alto lignaggio,

forse quel Monunios che aveva sognato la crea-

zione di un potente regno illirico esteso fino al lago

di Ochrid.

Nelle im mediate vicinanze si trova una t erza

tomba scavata nella roccia che rappresenta un uni-

cum: la piccola camera sepolcra le è, infa tti, sor-

montata da un te atro i n miniatura che pot eva

ospitare un numero molto ridotto di persone. Sem-

bra naturale collegare questa singolare sistema-

zione architettonica ai banchetti e alle sacre rap-

presentazioni che venivano inscenate in occasione

della com memorazioni funebri, onor e normal -

mente riservato a personaggi di alto lignaggio.

6. Illiri, pirati e grandi bevitori

Le informazioni che ci sono giunte sul carattere e

la civiltà degli antichi Illiri sono piuttosto frammen-

tarie e limitate, sicuramente filtrate dalla mentalità

e dall’opinione degli scrittori romani e greci che le

hanno tramandate.

I Romani – che avevano conosciuto il mondo illirico

attraverso l’Adriatico – rimasero colpiti dalla loro

proverbiale abilità di marinai e dalle veloci navi ca-

ratterizzate da una doppia fila di rematori, le fa-

mose liburne.

Gli indizi sulla talassocrazia illirica non mancano:

gli Illiri giunsero a Corfù prima dei Corinzi (nel IX

sec. a.C.) e visitarono diversi santuari greci del-

l’Egeo, lasciandovi iscrizioni e donativi per cele-

brare le loro imprese.

Nell’antichità, commercio e pirateria non erano di-

sgiunti, e gli Illiri si conquistarono sul campo il ti-

tolo di pirati per eccellenza. «La gente illirica era

selvaggia e la pirateria erauna cosanormale» (Stra-

bone VII, 5); «i Liburni, altra gente illirica, che rapi-

navano il mare Ionio e le isole con le loro navi veloci

e leggere, donde ancor oggi i Romani chiamano

liburne le biremi leggere e rapide» (Appiano, 3).

Filippo V d i Macedonia a veva g rande stima d ei

cantieri navali illirici e ordinò loro ben cento navi

da guerra, cosa mai accaduta prima.

Data la relativa facilità di navigazione del Canale

d’Otranto, non c’è poi da stupirsi che i mitografi

greci e romani (Strabone, Festo e Antonio Liberale,

in particolare) accennino al contributo di gruppi di

Illiri alla gen esi delle pop olazioni dei Dauni, de i

Peucezi e dei Messapi in Puglia.

Le fonti r iportano anche alcuni particolari d ello

stile di vita delle classi più ricche, talora fedel-

mente talora con spirito polemico o denigratorio.

In generale sembra che gli aristocratici avessero

una certa predilezione per il vino. Ateneo (II-III sec

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speciale albania