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allestimento moderno e chiaro. Un’intera parete

propone una campionatura delle statuette interra-

cotta scoperte presso un antico santuario ubicato

sulla collinetta di Dautë, alle porte della città an-

tica: si tratta di ex voto in argilla rappresentanti

una divinità femminile acconciata in vario modo,

talora turrita e seduta su un trono e molteplici im-

magini di offerenti. Quella che ha trovato spazio

nell’esposizione è u na semplice campion atura,

perché nei magazzini – incredibile ma vero – giac-

ciono una tonnellata e mezza di terrecotte figu-

rate, tre t onnellate d i vasi e cocci e ben

seicentocinquanta monete. I r isultati degli studi

condotti dall’équipe franco-albanese che dal 2002

studia il complesso archeologico sembrano con-

vincenti; il santuario era probabilmente dedicato

ad Artemide (qui assimilata alla dea illirica Bendis)

e gli ex voto sono la testimonianza della continua

frequentazione del santuario da parte delle gio -

vani donn e in occasione dei riti di passaggio, i n

particolare quello dall’adolescenza alla pubertà e

in preparazione del matrimonio.

La città godeva di una posizione strategica invidia-

bile, ma aveva un punto debole comune a molte

altre città greche: l’endemica carenza di grano.

È noto, d’altronde, che fu proprio il bisogno di terra

coltivabile a indurre i Greci a fondare subcolonie

in cui tra sferire la popolazione eccedente. Epi -

damno dipendeva dagli Illiri per buona parte degli

approvvigionamenti granari, e le buone relazioni

commerciali con gli indigeni erano considerat e

così strategiche che, a intervalli regolari, veniva

scelto tra i cittadini più abbie nti un magistrato

chiamato polétes, incaricato di recarsi presso i so-

vrani “barbari” e spuntare le migli ori condi zioni

commerciali per l’intero anno a venire.

Epidamno fu l a più celebre colon ia gre ca sull o

Ionio ma non l’unica. Cento chilometri più a sud e

a sessanta stadi dal mare (circa dieci chilometri),

un contingente corinzio di duecento coloni fondò

Apollonia. La città era sovrastata da un tempio de-

dicato ad Apollo, il dio protettore della c ittà che

aveva guidato con il suo corso i primi coloni n el

viaggio da Oriente ad Occidente; orientato, non a

caso, in direzione del sorgere del sole, l’ edificio

aveva colonne doriche e un fregio ionico rappre-

sentante la lotta tra i Greci e le Amazzoni.

I coloni di Apollonia erano fieri delle proprie origini

elleniche. Lungo l a strada che esce d alla città a

oriente si trovano diversi tumuli monumentali in

cui furono sepolte più generazioni di aristocratici.

Il ritrovamento, nel corso di recenti campagne di

scavi, di un tumulo databile all’età del Bronzo fi-

nale, giustifica la scelta di questo insolita tecnica di

sepoltura – non attestata nel mondo corinzio – e

dimostra l’importanza del substrato culturale lo-

cale.

Recenti scavi archeologici hanno dimostrato che

le tombe, edificate in età arcaica in forma mode-

sta, furono ingigantite e ampliate a partire dal VI

sec a.C. dai discendenti dei primi coloni che vi de-

posero corredi molto ricchi, comprendenti vasi de-

corati a figure rosse e preziosi sarcofagi. Un modo

come un altro per sottolineare orgogliosamente le

proprie radici e il prestigio del proprio lignaggio, in

una cit tà che doveva essersi, n el frattempo, in -

grandita con un ulteriore apporto di Illiri ben inte-

grati nella società civile della polis.

3. Sulle montagne dei fieri Illiri

I Corinzi sbarcarono sulle pianure costiere prove-

nendo dal mare e chiamarono la regione c on il

nome Àpeiros che s i può t radurre come “senza

confini”. Le montagne più interne furono invece

da sempre dominio incontrastato delle fiere tribù

indigene che controllavano i passi che conducono

in Macedonia e verso il bacino danubiano.

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speciale albania

Offerte votive fittili recuperate in località Dautë