

L’Egitto in cui visse Hoda Sha’rawi (1870-1947) co-
nobbe cambiamenti rapidi e profondi, in grado di
trasformare, nel giro di poco tempo, la vita di gran
parte della popolazione: aumento demografico, cre-
scita della popolazione urbana, estensione e poten-
ziamento della rete di comunicazioni, introduzione
del telefono e di nuovi sistemi di irrigazione, costru-
zione di sale cinematografiche furono solo alcuni
degli enormi progressi compiuti in questo Paese.
La nahdah, cioè il “risveglio” culturale e sociale
dell’Islam, partì proprio dalla terra che un tempo ap-
parteneva ai Faraoni, diffondendosi in gran parte
delle terre arabe e islamiche.
Questo “periodo d’oro” portò anche alla presa di co-
scienza, da parte di intellettuali (uomini e donne)
delle discriminazioni politiche, sociali e di genere a
cui erano quotidianamente soggetti.
In questo contesto cosi ricco dal punto di vista civile,
politico ed intellettuale, si situa l’opera di Hoda
Sha’rawi, una delle pioniere del femminismo islamico.
Hoda nacque ad Al Minya il 23 giugno del 1879. Fi-
glia del politico Muhammad Sultan, presidente della
Camera dei Deputati egiziana (l’Egyptian Represen-
tative Council) sposò suo cugino, Ali Sha’rawi, che
appoggiò sempre la sua attività femminista e
spesso cercò in lei appoggio e consiglio per le deci-
sioni da prendere in merito alla propria condotta
politica; Ali, infatti, era tra i fondatori del partito
Wafd.
Hoda trascorse l’infanzia in un harem, dove apprese
il francese, lingua in cui si esprimeva abitualmente,
ma non l’arabo classico, in quanto si riteneva non
avesse bisogno di tale insegnamento.
Venne fatta sposare con Ali, a soli tredici anni, con-
tro la propria volontà. Riuscì ad ottenere il divorzio
dopo poco tempo e si risposò con il cugino solo una
volta compiuti ventuno anni.
Nel 1908 compì un viaggio in Francia che le diede
l’ispirazione per costruire un dispensario che di-
venne, in seguito un ospedale e una scuola di pueri-
cultura in patria.
Nel 1919 fondò, insieme ad altre donne, la Società
della Donna Nuova, con l’obiet-
tivo di dare un’istruzione alle
ragazze povere, in modo da
poter garantire loro un futuro
più sicuro.
Nello stesso anno ci furono vio-
lente proteste contro l’occupa-
zione inglese; Hoda decise che
era giunto il momento di far
sentire la propria voce, scen-
dendo in strada per reclamare
l’indipendenza.
Durante un convegno organiz-
zato dall’Accademia d’Egitto
Nini Sha’rawi, nipote di Hoda,
raccontò un aneddoto che rac-
chiude tutta la forza d’animo di
questa grande pioniera del
femminismo: nel 1919, in piena
manifestazione, un soldato in-
glese puntò l’arma contro Hoda
ma lei, invece di reagire, si aprì
il cappotto e lo invitò a sparare.
Il 1923 fu un anno importantis-
simo nella vita della Sha’rawi:
fondò l’Unione Femminista Egi-
ziana, per proteggere i diritti
delle donne, come quello di
studiare e accedere con più fa-
cilità all’università e alla vita pubblica e conquistare
il suffragio femminile.
Nel maggio dello stesso anno Hoda ed altre femmi-
niste di spicco, come Saiza Nabarawi e Nabawiyya
Musa, partirono per Roma allo scopo di assistere al
Congresso dell’Alleanza Mondiale Femminile.
Al ritorno da questo viaggio la Sha’rawi e Saiza Na-
barawi si tolsero il velo come forte gesto simbolico
di emancipazione.
Forse per Hoda si trattò della realizzazione di un
sogno che aveva fin da bambina quando, tra le mura
dell’harem, a contatto con la cultura francese, iniziò
a pensarechequel pezzodi stoffa fosse l’unicoostacolo
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Le pioniere del
femminismo
islamico:
Hoda Sha’rawiil
e g i t t o m o d e r n o
di Francesca Rossi