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relli compose due testi geroglifici in perfetto
stile egizio, traducendo foneticamente anche il
nome del re e della regina per poterli poi inse-
rire all'interno dei cartigli, com’era in uso per i
sovrani d’Egitto. I due testi ed i cartigli furono
poi dipinti nella seconda e terza sala, con le
date del 1880 e del 1891 e ci raccontano tut-
tora di una prima visita del re al vecchio
museo, con il suo dispiacere per le pessime
condizioni in cui versava l’edificio e dell’avve-
nuta ristrutturazione.
Nella stesura di questi due testi lo Schiaparelli
dimostrò delle notevoli conoscenze filologiche
e storiche. Nel primo si può leggere, nella
splendida traduzione del Prof. Sergio Dona-
doni: ”Sua Maestà chiamò il Principe grande
funzionario di tutti gli insegnamenti con il so-
prastante capo funzionario di tutte le cose
degli antichi
2
e disse loro: Ho visto la casa delle
cose antiche della terra d’Egitto che sta a Fi-
renze ed ho trovato i muri ed i tetti caduti per
vecchiaia……….Il mio cuore è amareggiato per
il mio amore verso le cose degli antichi e voglio
di nuovo costruire una grande sede, salda per
l’eternità……..ponendovi ogni cosa del Paese
d’Egitto per far fiorire il nome della gente egi-
ziana per l’eternità”. Il secondo loda il risultato
dei lavori di rifacimento ed impartisce un or-
dine perentorio: “Aprite questo palazzo alle
genti di tutte le provincie d’Italia ed alla gente
straniera tutta”. In questa frase che il Nostro fa
dire al sovrano intuiamo tutto il suo pensiero:
il museo deve porre in evidenza la civiltà che
espone rivolgendosi ad un pubblico quanto più
ampio possibile. Oltre ad un semplice riordina-
mento della collezione fiorentina cercò di in-
i t a l i a n i i n e g i t t o
I nomi della regina Margherita, a sinistra e del Re Umberto, a destra (foto P. Bondielli)
2 Praticamente il Ministro della Pubblica Istruzione ed il Direttore gen-
erale delle Antichità, detto nella pomposa maniera egizia.