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Sono gli ambasciatori della cultura di un paese

all’estero e davanti a loro, meravigliati ed esta-

siati, sfilano milioni di persone ogni anno. Tra

gli anni ‘800 e ‘900 sono stati al centro di un

lucroso commercio internazionale, forse il

primo che potremmo definire “globalizzato”,

sia legale che illegale e ancora oggi si spo-

stano da una parte all’altra del mondo, organiz-

zati in esposizioni tematiche che riesco a

muovere a loro volta centinaia di migliaia di

persone.

Sono i reperti archeologici. Di pietra, legno, tes-

suto, paste vitree, ma anche esseri umani o ani-

mali mummificati, papiri, ceramiche, che dopo

essere stati “scavati” dagli archeologi, aver su-

bito un primo restauro conservativo ed essere

stati registrati, descritti, fotografati e catalogati,

entrano a far parte delle collezioni museali.

I primi scavi avvenivano nessuna regolamenta-

zione precisa, così un’ingente quantità di re-

perti è stata prelevata dagli archeologi e

spedita in tutto il mondo, per andare a formare

i nuclei di quelli che oggi sono i musei archeo-

logici più importanti.

Alcuni di questi reperti sono opere straordina-

rie e ciclicamente ritorna l’eterna polemica se

è giusto o meno che restino al di fuori del loro

paese d’origine. In alcuni casi la polemica è sfo-

ciata in querelle internazionali tutt’altro che in

corso di soluzione.

Ma un fatto è incontestabile: il museo è un

luogo straordinario, dove l’esperienza dell’in-

contro con il nostro passato diventa multisen-

soriale e tridimensionale.

Nulla riesce a trasportarci in Egitto come po-

sare lo sguardo sulla sensuale ballerina che

inarca la schiena nel celebre “ostrakon” custo-

dito presso il Museo Egizio di Torino, e niente ci

può guardare così intensamente negli occhi, ri-

portandoci di colpo indietro di oltre 4000 anni,

come lo sguardo vivo del celebre Scriba custo-

dito al Museo del Louvre di Parigi.

Reperti custoditi. Si, perché nei musei avviene

proprio questo, quotidianamente, con grande

professionalità da parte di migliaia di operatori

silenziosi, che non si vedono mentre attraver-

siamo le sale di un’esposizione, ma che mettono

al centro della loro vita professionale proprio i

reperti rendendoli fruibili – compatibilmente

con le possibilità e le risorse di cui dispongono

– ai visitatori.

In questo viaggio all’interno del Museo Egizio di

Torino, per il quale ringraziamo la Direttrice

Eleni Vassilika per la gentilezza a la disponibiltà,

cercheremo di capire come si opera per ren-

dere fruibili i reperti in due direzioni diverse.

La prima riguarda la realizzazione di un data-

base, consultabile liberamente sul sito del

Museo, contente già migliaia di reperti e che è

in constante aggiornamento. Una straordinaria

opportunità che viene data agli studiosi e agli

appassionati di tutto il mondo, che così possono

osservare il reperto che gli interessa e leggerne

un’esaustiva scheda tecnica direttamente sul

proprio computer.

La seconda riguarda un aspetto del tutto pecu-

liare, che sfugge ai più, ma che riveste una no-

tevole importanza, sia per un’esposizione

efficace del reperto che per la sua conserva-

zione: la creazione dei supporti espositivi.

Ringraziamo il dr. Marco Rossani, autore delle

foto presenti in questo articolo.

Il Museo Egizio di Torino on line

Il museo Egizio di Torino è la prima collezione

on line in Italia! Un progetto ambizioso, voluto in

primis (sin dal suo insediamento nel 2005!)

dalla direttrice Eleni Vassilika, che permetterà

a studiosi appassionati, ma anche a semplici cu-

riosi, di accedere virtualmente a oltre 10.000

reperti della celebre collezione piemontese.

Quest’oggi siamo venuti a trovare la dr.ssa

Sara Caramello, egittologa della Fondazione

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dentro

il museo

s p e c i a l e m u s e o e g i z i o d i t o r i n o

di Sandro Trucco e Paolo Bondielli

*

Per tutte le fotografie: copyright della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino