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XVI secolo e si protrarranno nei secoli suc-

cessivi, conserverà sempre la sua forza vi-

tale al punto che, nel 1711, il gesuita

P.Bernard scriverà “ Di tutto l’Impero mu-

sulmano l’Egitto è il paese in cui la religione

cristiana gode di maggior libertà, per que-

sto vi si rifugiano molti cristiani di altre

contrade”.

Cristiani e Pagani – la definizione di

un’iconografia copta nella Valle del

Nilo

L’Egitto del Cristianesimo rimane, ancora

oggi, poco noto. E non solo agli occhi del tu-

rista che si sofferma estasiato a contem-

plare i fasti delle vestigia faraoniche, ma

anche tra gli stessi specialisti. Per molti anni

considerato un ramo secondario dell’egitto-

logia, lo studio dei reperti celati tra le absidi

degli antichi monasteri o emersi dalle dune

del deserto, era infatti spesso basato su teo-

rie storiche puramente speculative, apriori-

stiche e frequentemente dilettantistiche;

l’indiscriminata decontestualizzazione che

ha riguardato gran parte delle opere, mu-

sealizzate o trasferite presso collezioni pri-

vate,

rende

tutt’oggi

impossibile

determinare, non solo il contesto d’origine

in cui erano inserite, ma la stessa datazione.

L’arte egiziana del periodo tardo-antico e bi-

zantino divenne così sempre più un’ “arte

museale” ed i suoi monumenti occuparono

un ruolo periferico o vennero spesso com-

pletamente ignorati all’interno delle stesse

ricerche sulla cultura tardo-antica nell’area

Mediterranea.

E questo fu un grave errore, come sottolinea

l’egittologo Sergio Pernigotti all’interno del

suo articolo “I Cristiani sulle rive del Nilo”,

pubblicato in Archeo nel giugno del 1997, in

quanto il Cristianesimo ha rappresentato

nella storia dell’Egitto della tarda antichità

un’esperienza estremamente viva e fe-

conda, benchè difficile da cogliere nei suoi

caratteri peculiari. Ecco quindi che tali ve-

stigia, soprattutto quelle risalenti alla fase

più antica (IV-V secolo), nel periodo in cui

inizia a cristallizzarsi l’estetica bizantina, si

impongono come le ultime, fondamentali te-

stimonianze di un patrimonio ormai scom-

parso.

In questo paese tanto il Cristianesimo

quanto l’Islam sono intrisi di culti tradizio-

nali, e gli animali sacri hanno preso servizio

al fianco dei santi musulmani. A Minieh ce

n’è uno che regna sui coccodrilli; altrove ho

visto il buco del serpente di Esculapio. (…)

Al Cairo i gatti della dea Bubasti sono an-

cora nutriti a spese del pubblico erario.

(…)Tra gli dei Amon-Ra, dio del sole e ucci-

sore di serpenti ha preso il nome di Mar Gir-

gis (San Giorgio) ed è venerato dai cristiani

e musulmani nelle medesime chiese; a

Tanta, nel Delta, Osiride celebra la propria

festa con la baldoria di sempre sotto il nome

di Seyd el Bedawy. Le donne dei fellah of-

frono sacrifici al Nilo, e per avere figli fanno

il giro attorno a certe antiche statue. Le ce-

rimonie che si celebrano in occasione delle

nascite non sono musulmane ma egizie.

C U L T U R A

Figura 6 - Stele funeraria con orante tra gli dei egizi Horo e

Anubi, cm 28 x 20, calcare, II-III secolo, Museo Copto del Cairo.