

all’interno della comunità: templi dedicati a
divinità tradizionali come Iside, Amon, Ha-
thor, Horo, si affiancavano ad altri in cui ve-
nivano venerate divinità tipicamente
elleniche come Zeus e i Dioscuri. Inoltre, nel
tempio dedicato ad una divinità non veniva
assolutamente escluso il culto di altri dei:
soprattutto nel periodo romano, infatti, è
assai comune la venerazione all’interno di
uno stesso tempio di divinità diverse e, con
l’aumentare del cosmopolitismo e delle di-
mensioni del centro abitato, si vengono pa-
rallelamente incrementando le dimensioni
templari e il numero di divinità in essi vene-
rato. Esemplare è a tal proposito la città di
Ossirinco nella quale gli scavi archeologici
hanno individuato, per quanto riguarda il
periodo romano, la compresenza di templi e
culti egizi (tre templi dedicati contempora-
neamente a Zeus-Amon, Hera-Iside, Atarga-
tis-Bethynnis, divinità di origine siriana, il
grande Serapeo, due templi di Iside, un tem-
pio a Osiride, quattro templi a Thoeris),
greci (Demetra, Kore, i Dioscuri, Dionisio,
Hermes, Apollo, Agathos, Daimon, Neotera,
Tyche) e romani (Giove Capitolino e Marte).
Nel periodo imperiale si affiancano ai templi
egizi e greci anche i templi dedicati al culto
imperiale: i cesarea, mentre numerosi sono
anche i segni lasciati da religioni provenienti
da terre straniere: sinagoghe e tradizioni
ebree sono ancora attive nella capitale, una
cappella viene eretta nel tempio di Iside a
Philae per venerare il dio etiope Mandulis,
figura complessa e poco conosciuta che
verrà associata a Horo; a Menfi, all’interno
del Serapeo viene edificato un santuario de-
dicato alla dea siriana Astarte.
La crescente influenza di questi elementi
estranei che ormai si stavano radicando nel
contesto sociale non riesce, ad ogni modo,
ad intaccare o diluire la religione egizia tra-
dizionale che riesce a mantenere in qualche
modo la propria integrità. La presenza di-
vina è parte integrante del gruppo familiare,
gli dei sono raffigurati in pitture murali o in
nicchie scavate fra le pareti dell’edificio abi-
tativo con funzione apotropaica mentre fre-
quenti sono gli amuleti e le formule magiche
usate per attirare il favore di una particolare
divinità o proteggersi dagli influssi negativi
di un demone. Pratiche ancestrali egizie ri-
corrono con frequenza soprattutto nell’am-
bito funerario: numerose mummie risalenti
al periodo Tolemaico e a quello romano, al-
cune delle quali datate addirittura al IV se-
colo d.C., dimostrano un uso ancora
frequente di maschere dorate, sarcofagi in
pietra e tombe con ricche decorazioni. La
presenza di divinità egizie associate alla
morte è ancora costante: Osiride, dio del
regno dei morti, ed Anubi, dio sciacallo che
presiede all’imbalsamazione, vengono raffi-
gurati in ogni ricca sepoltura.
Certamente il confine tra religione e magia
era estremamente labile: il rapporto con il
divino era continuamente mediato dal ri-
corso ad oracoli, maledizioni e rituali che
erano, a loro volta, strettamente connessi
alla vita dei templi come l’interpretazione
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C U L T U R A
Figura 9 - Stele in
rilievo raffigurante il
falco Horo a cavallo
mentre con una lancia
trafigge un coccodrillo,
Louvre, Inv. X,
5 130, V sec. d.C
Figura 7 - Wadi el-Sebu'a, rappresentazione di San Pietro accom-
pagnata dall'iscrizione greca con il suo nome.