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di donne potè accedere all’Università del Cairo.

E’ proprio tra il 1870 e il 1890 che si inizia a parlare

di emancipazione femminile come elemento ne-

cessario allo sviluppo dei paesi arabi e dunque di

istruzione femminile. Non si può dimenticare, a tal

proposito, che il dibattito sulla condizione della

donna a inizio Novecento è per lo più portato

avanti da uomini. Solo a partire dagli anni Venti

dello stesso secolo si ha la nascita delle prime as-

sociazioni di donne. E’ proprio in questo momento

storico che nascono anche i primi salotti letterari

in Medio Oriente e appaiono molte riviste e opere

letterarie femminili. Proprio sui giornali diretti e

scritti da donne e che si rivolgono ad un pubblico

femminile vengono elaborati i primi discorsi fem-

ministi.

La prima di queste riviste

“Al-Fata”

(La ragazza) fu

fondata ad Alessandria nel 1892 da Hind Nawfal.

L’Egitto è considerato la culla del movimento fem-

minista in Medio Oriente e il paese arabo in cui

questo movimento si sviluppò maggiormente.

Comunque in tutto il mondo arabo la liberazione

della donna e la liberazione della nazione erano

progetti che andavano di pari passo. I discorsi fem-

ministi erano spesso intrisi di anticolonialismo. Le

attiviste ritenevano che l’emancipazione della

donna si potesse realizzare solo attraverso l’affer-

mazione di Stati indipendenti.

Il femminismo islamico e la religione

Le cause che hanno contribuito all’affermazione

del femminismo islamico sono tre: l’opposizione

all’islamismo nelle sue forme più retrograde e pa-

triarcali; la critica all’Occidente e all’universalismo

dei diritti di cui il femminismo occidentale è una

delle espressioni; il riaffermarsi della religione

nell’ambito pubblico e privato.

Per molte donne, dunque, la religione è divenuta

uno strumento per conquistare diritti e spazi nella

società e il femminismo islamico il collante che

tiene insieme diverse identità: essere donna, mu-

sulmana, praticante e protagonista della realtà

storica e sociale.

A tal proposito alla fine degli anni Ottanta del No-

vecento si è andato diffondendo l’uso di rileggere

in gruppo il Corano e altri testi importanti della tra-

dizione islamica. Dagli incontri nelle case private

si è passati a riunione nelle moschee. In Egitto, per

esempio, le donne hanno ancora l’abitudine di in-

contrarsi in alcune moschee cairote per studiare

le sacre scritture senza l’intermediazionemaschile

e facendosi guidare da studiose formatesi in pre-

stigiose università come quella di Al-Azhar al Cairo.

Come si è già detto, il movimento islamico si basa

sul principio che l’Islam sia dalla parte delle donne,

ma a causa di una distorsione nella lettura dei testi

sacri, questa verità è rimasta nascosta tra le pa-

role del Corano. Ristrette élite maschili si sono ar-

rogate il diritto di interpretare il messaggio reli-

gioso, negando il punto di vista femminile. La su-

bordinazione delle donne è il risultato della loro

esclusione dalla formazione della giurisprudenza

islamica e dall’occultamento del loro ruolo soprat-

tutto nel VII secolo d. C, cioè alla nascita dell’Islam.

Le attiviste e le teologhe sostengono che non biso-

gna confondere le leggi attualmente in vigore con

il concetto di

“shari’a”

: infatti le prime sono produ-

zioni umane e quindi soggette all’errore, mentre

la seconda rappresenta la volontà divina che è

eterna e immodificabile. Dunque sono le leggi ad

essere patriarcali e non la

shari’a

e di conseguenza

non ci sono letture del Corano “corrette” per ogni

epoca. Al contrario: il libro sacro deve essere in-

terpretato alla luce della realtà vigente. Solo la co-

munità formata da musulmani e musulmane può

decidere quale interpretazione vada accettata e

quale rifiutata e non una ristretta cerchia di uomini

autolegittimatasi a parlare in nome della religione.

Inoltre, secondo le femministe islamiche, Muham-

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e g i t t o m o d e r n o