

23
tanti modifiche strutturali.
E’ solo con l’arrivo dell’Egizio che si hanno altri no-
tevoli cambiamenti.
Del grandioso scalone del Talucchi si è già accen-
nato precedentemente. Intorno al 1880 il palazzo
fu ampliato, lungo via Eleonora Duse, con la costru-
zione della cosiddetta Manica Nuova, che andava a
racchiudere il cortile.
Altre sostanziali modifiche dal lontano 1880 non si
sono verificate: ora però, tra qualche tempo, do-
vrebbero iniziare i lavori per il nuovo allestimento
del museo, ed il progetto prevede alcune sostan-
ziali novità per il nostro amato palazzo.
Non molti anni or sono, durante la pulizia della sala
1 (quella delle stele, ora temporaneamente chiusa
al pubblico) furono rivenute, negli angoli superiori,
dei medaglioni con raffigurati dei personaggi sto-
rici. Tali opere, quasi sicuramente ottocentesche,
oggi purtroppo non sono più visibili.
E’ molto probabile che, durante i prossimi lavori di
ristrutturazione, altre opere similari rivedano la
luce. Se ciò accadesse sarebbe un arricchimento
per il museo stesso il lasciarli visibili.
La breve storia “strutturale” del palazzo giunge
così al termine, ma altro da dire v’è!
Il Palazzo rischiò, durante la seconda guerra mon-
diale, di essere distrutto dai bombardamenti. Negli
archivi del museo si possono ancora osservare fo-
tografie ritraenti i danni provocati dalle bombe ivi
cadute.
Per preservare le antichità egizie dalla distruzione
si decise il loro trasferimento nel Castello di Agliè,
sicuramente più sicuro di Torino in quegli anni. Ov-
viamente non tutti i reperti si poterono traslare
colà. Pensiamo solo allo statuario: non era certo
agevole trasferire la “statuetta” di Sethi II!!! E’
vero, nell’800 giunse sino a Torino, da Livorno (e
dall’Egitto prima!), ma durante un periodo bellige-
rante sicuramente era molto più periglioso muo-
vere reperti da una parte all’altra del nostro
maiuscolo Piemonte. Tali reperti intrasportabili fu-
rono protetti con la costruzione di celle in mura-
tura riempite di sabbia, poste intorno alle statue.
Tutte queste operazioni di imballaggio e prote-
zione sono state immortalate in fotografie custo-
dite negli archivi del museo.
In conclusione, non solo occorre soffermarsi atten-
tamente sui reperti del Museo, ma è il Museo
stesso ad essere un Museo da visitare!
Alessandro Rolle