Table of Contents Table of Contents
Previous Page  17 / 44 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 17 / 44 Next Page
Page Background

Accanto alle femministe islamiche si trovano atti-

viste, come l’egiziana Heba Raouf Hezzat e Nadia

Yassine, che affrontano un discorso di genere al-

l’interno di gruppi di militanza islamica. Non sono

esattamente definibili come femministe islamiche,

anche se queste donne, che ricoprono ruoli impor-

tanti in partiti politici e associazioni islamiste,

hanno influenzato il movimento femminista.

Le militanti islamiste hanno sradicato molti ste-

reotipi legati al ruolo della donne nella società

e hanno cercato risposte ai problemi della con-

dizione femminile in una cornice religiosa.

La riforma del codice di famiglia in Marocco

(“

mudawwana”

) ha rappresentato uno dei suc-

cessi del femminismo islamico, ma anche dell’at-

tivismo delle forze islamiste.

Nonostante la vicinanza tra i due movimenti, le

differenze politiche tra le femministe islamiche e

le islamiste sono notevoli: le prime vogliono af-

fermare un Islam progressista all’interno di strut-

ture di governo laiche, le seconde sono impegnate

nella realizzazione di Stati islamici, o almeno di

Stati influenzati dalla religione dal punto di vista

istituzionale. Ciò che è importante notare è che

per entrambi i gruppi la centralità dell’Islam non

implica un ritorno al passato, ma una reinvenzione

sociale alla luce delle nuove esigenze che caratte-

rizzano il XXI secolo.

La storia

Il femminismo nel mondo arabo nasce alla fine

dell’Ottocento, all’interno della

“Nahdah”,

il movi-

mento composto da intellettuali di diverse religioni

impegnati nella rinascita culturale dei paesi arabi

tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. E’ auto-

nomo dal femminismo occidentale, anche se ci

sono sempre state numerose interazioni tra attivi-

ste arabe e europee ed è caratterizzato da tratti

nazionalisti, indipendentisti e da una tendenza al

panarabismo.

I fattori che hanno portato alla nascita del femmi-

nismo arabo sono di due tipi: interni ed esterni.

Questi ultimi riguardano la penetrazione econo-

mica e culturale delle potenze europee e la critica

dei colonizzatori verso la condizione della donna.

I fattori interni, invece, sono legati al contesto so-

ciale in cui presero forma le prime lotte per

l’emancipazione femminile. Infatti nelle città del-

l’Impero ottomano, come in quelle egiziane, si pra-

ticava la segregazione sessuale. Alle donne delle

classi alte era imposta anche la reclusione: pote-

vano uscire raramente e solo coprendosi la testa e

il volto. La segregazione era simbolo di status so-

ciale e di prestigio. In realtà solo le donne bene-

stanti erano quasi totalmente escluse dalla vita

pubblica, poichè potevano permettersi di non la-

vorare e delegare alla servitù il compito di uscire

per svolgere mansioni domestiche.

Le donne delle classi inferiori non potevano rima-

nere in casa e dunque si velavano e uscivano, ma

solo per sbrigare gli impegni strettamente neces-

sari. Le contadine, invece, non si coprivano mai il

volto, in quanto il velo rappresentava un ostacolo al

lavoro.

A questa situazione si aggiungeva la condizione di

ignoranza che accomunava le donne di tutte le

classi sociali. Le donne hanno cominciato a stu-

diare solo dalla seconda metà del XIX secolo: in

casa e con precettori di solito europei quelle ap-

partenenti alle classi alte; in scuole pubbliche

quelle dei ceti medi.

Infatti in Egitto la prima scuola di Stato per ra-

gazze aprì nel 1873, ma vi erano già scuole femmi-

nili private, legate alle missioni cristiane o al

mondo islamico. Solo nel 1929 un ristretto gruppo

17

e g i t t o m o d e r n o