I furti nelle tombe
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Alberto ELLI
È interessante notare come della tomba di Antef II il papiro affermi trovarsi allora davanti ad essa una
stele: “
l’immagine del re sta su questa stele; il suo cane, detto Beḥek, è tra i suoi piedi”
(Abb 2.9-11).
Questa stele, detta “stele dei cani”, fu effettivamente trovata dagli archeologi e si trova al Museo del Cairo
(CGC 20512).
Delle dieci tombe menzionate nelle accuse, solo la tomba di Sobekemsaf fu trovata essere stata
depredata:
“
essa fu trovata essere stata violata dai ladri, con un tunnel nella sala finale della sua
piramide, partendo dalla sala esterna della tomba di Nebamon, sovrintendente del
doppio granaio del re Menkheperra
- Tuthmosi III -
(v.p.s.). Il sepolcro del re fu trovato
vuoto del suo Signore (v.p.s.) e (analogamente) il sepolcro della grande regina
Nebukhaes (v.p.s.), la sua regina, avendo i ladri posto le loro mani su di loro
” (Abb 3.1-
7).
Tutte le altre tombe furono trovate intatte, anche la tomba di Amenhotep I, apparentemente la più
importante di quelle menzionate nelle accuse di Paser, in quanto il faraone defunto era oggetto di un culto
particolare da parte dei lavoratori della necropoli, che lo consideravano il loro patrono (Abb 2.1-3.16).
Quanto alla tomba di Antef V, benché intatta in quanto “
i ladri non erano riusciti a penetrarvi
”, essa “
fu
trovata in via di essere traforata dai ladri, nel luogo dove era eretta la stele della sua piramide
”: costoro,
infatti, partendo dalla sala esterna della vicina tomba del capo dei portatori di offerta del Tempio di Amon,
Shury (
Hry msw wdnw n Imn Šwry
), già avevano scavato un tunnel di due
cubiti e mezzo. Anche la tomba di S
xm-Ra Wp-mAat
“
fu trovata in corso di essere traforata dai ladri
”. È
pertanto almeno “tendenzioso” e riduttivo classificare, come fanno gli ispettori, queste due tombe reali tra
quelle “intatte”. Chiaramente depredate furono trovate invece, delle quattro esaminate, le tombe di due
“
cantatrici della Casa della Divina Adoratrice (v.p.s.) di Amon-Ra, re degli dei
”, e quelle di numerose
persone di minor rango, delle quali non viene fornito né il numero né il nome dei proprietari:
“
esse furono trovate dopo che i ladri le avevavano violate tutte e dopo che avevano
estratto a forza i loro possessori dai loro sarcofagi interni e dai sarcofagi esterni, sicché
essi sono stati gettati al suolo, e dopo che essi avevano rubato i loro corredi funebri che
si è soliti dare loro, e l’oro, l’argento e i gioielli che erano nei loro sarcofagi interni
”
(Abb 3.17-4.4)
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.
A seguito dell’ispezione, Pauraa e i suoi colleghi prepararono una lista di noti ladri, circa 25, molti dei
quali furono catturati e portati subito in giudizio: “
essi furono catturati e imprigionati; furono esaminati e
dissero ciò che era accaduto
” (Abb 4.10). Le loro confessioni, estorte con metodi che oggi verrebbero
classificate come “torture” (la bastonatura, anche ripetuta, e altri metodi poco ortodossi erano pratica comune
negli interrogatori), furono messe per iscritto. Tra i ladri portati davanti alla corte ci fu Amonpanefer, “
figlio
di Onurisnakht, la cui madre è Mery di Kush; egli è un cavapietre del Tempio di Amon, sotto l’autorità del
primo profeta di Amon
” (BM10054 Rt 2.7; Vs 1.4) e diversi suoi complici, probabilmente pure il fabbro
Paykhor e due altri fabbri dipendenti dal tempio di Medinet Habu, oltre a un certo Pakhyhat e due altri fabbri
connessi con la tomba del Faraone allora in costruzione. Debitamente interrogati, con la proceduta su
accennata, fu loro ordinato di confessare i loro crimini. Amonpanefer, probabilmente, confessò allora la
violazione della tomba di Sobekemsaf e una lunga serie di
exploits
. A meno che le deposizioni riportate nei
papiri non siano state contraffatte, non ci si può non meravigliare del gusto con il quale Amonpanefer
racconta i suoi furti:
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È probabilmente ad alcune di queste tombe, per esempio quella di Tjanefer, che si riferisce BM10054 Rt 1.5-1.12.