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I furti nelle tombe

8

Alberto ELLI

tentazione, quindi, per la cupidigia e la rapacità degli antichi audacissimi profanatori di tombe. Poteva

esserci incentivo maggiore di quegli immensi tesori d’oro?

21

.

I furti in certe parti della necropoli, soprattutto a Dra Abu al-Naga e nella Valle delle Regine, sono,

infatti, un altro fenomeno ben attestato nelle fonti contemporanee. La necropoli tebana, che si distende per

parecchi chilometri sulla riva occidentale del Nilo, di fronte alle attuali Luqsor e Karnak, comprende non

solo le tombe del Nuovo Regno, le più conosciute, ma anche sepolture risalenti fino alla XI dinastia, quando

i principi di Tebe si erano imposti come signori dell’intero Egitto. Si tratta di centinaia e centinaia di tombe e

sepolture dei più diversi tipi, non solo dei funzionari statali che permettevano alla complicata macchina

statuale egiziana di funzionare, ma anche dei membri della famiglia reale, dei principi e delle regine, nonché

degli stessi faraoni. E accanto a questa congerie di tombe si ponevano anche innumerevoli cappelle funerarie

e luoghi cultuali, oltre ai grandiosi templi “di milioni di anni” destinati a perpetuare il culto dei defunti

sovrani.

Le liste dei ladri che i papiri ci tramandano ci lasciano vedere qual era la condizione sociale di questi

ladri: parecchi di questi erano impiegati al servizio delle varie istituzioni statali, operai o anche semplici

servi; altri, invece, appartenevano al basso-medio clero: sacerdoti-uab, padri divini, sacerdoti-setem, scribi

del libro divino. Ma si trovano anche funzionari statali, come scribi dell’esercito, scribi del tesoro, direttori

dei campi. Gente, quindi, solitamente di bassa condizione sociale, ma non disperati, emarginati, esclusi, e

tanto meno briganti per professione. I motivi che spingevano queste persone a rubare potevano essere il

gusto del lucro, così da assicurari un maggior benessere, ma anche più elementari, dovuti alle precarie

condizioni economiche e all’incapacità delle istituzioni di pagare regolarmente i propri impiegati. Queste

deficienze statali, unite anche ai disordini politici, devono aver spinto molta gente alla fame: ciò è ben

espresso dalla ben nota esprssione “

l’anno delle iene, quando si faceva la fame

” (BM10052 11.8);

analogamente, due sacerdoti confessano “

Questo cofano appartenente ai nostri gloriosi antenati (?) è nostro.

Poiché avevamo fame, andammo e lo portammo via

” (BM10052 10.6-7). Spesso la refurtiva veniva cambiata

per orzo.

3.2

I furti durante il regno di Ramesse IX

3.2.1

Anni di regno 13 - 16

I furti cominciarono in maniera sempre più sistematica a partire dall’anno 13 di Ramesse IX e non

tardarono ad assumere un aspetto sempre più inquietante, fino a spingere le autorità a intervenire in maniera

decisa. Per motivi che non ci sono noti, e che tali rimarranno ancora a lungo, Paser, il sindaco di Tebe

(

HAty-a PA-sr n Niwt

)

22

, ossia della città e dei templi della riva orientale, all’inizio

dell’anno 16 di Ramesse IX portò la questione dei furti all’attenzione delle alte autorità: probabilmente

temeva che se fosse scoppiato lo scandalo dei furti, anche la sua autorità ne sarebbe stata compromessa.

Inoltre, probabilmente, più che per una sua genuina indignazione per gli oltraggi alle tombe dei faraoni e le

conseguenti “

ferite [...] al suo delicato senso morale

23

, aveva qualche ruggine personale con il sindaco di

Tebe Ovest, Pauraa, dove si trovava la necropoli (

21

H. C

ARTER

,

Tutankhamen

, Milano 1977, p. 214.

22

Le fonti ci hanno tramandato la memoria di ben tre Paser che, nel periodo ramesside, hanno ricoperto la carica di

HAty-a n Niwt

“sindaco di Tebe”: il primo esercitò sotto Ramesse II, il secondo sotto Ramesse III (anni di regno 2, 3 e

18) e il terzo, quello che a noi interessa, nell’anno 16 di Ramesse IX (M.L.B., LÄ IV, col. 912, s.v.

Paser

). Su questo

personaggio, vedi anche M.L. B

IERBRIER

,

A Second High Priest Ramessesnakht?

, p. 196.

23

P. V

ERNUS

,

Affaires et scandales sous les Ramsès

, p. 34.