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ciascuno su una base; le teste degli animali sono sor-

montate da due penne verticali che racchiudono un

piccolo disco solare. Tra le due figure di coccodrillo è

una tavola d’offerta ad alto piede sulla quale sono

disposte le offerte. C’è poi la Stele apotropaica con-

tro serpenti e scorpioni da Antinoe del Periodo Tole-

maico (305-30 a.C.): la scena rappresenta una divinità

serpentiforme a testa umana, vista di profilo ed

orientata verso destra, sul capo della figura è appog-

giata la corona composita formata da corna bovine,

disco solare e piume. Dalla figura si protendono sul

davanti due serpenti e sul dietro uno scorpione. Di

fronte alla figura rimangono cinque colonne di iscri-

zione, sul lato sinistro, dietro alla figura, è rappresen-

tata un’insegna terminante con un fiore di loto coro-

nato da due alte piume da cui protende verso destra

un altro scorpione.

Il Piatto di Hotepsekhemui

Tra gli oggetti di provenienza antiquaria estrema-

mente importante e interessante è il grande piatto

litico di epoca Protodinastica che porta inciso il nome

di Horus Hotepsekhemui (foto 5), primo sovrano

della II dinastia (2850 a.C. circa).

Il piatto è realizzato in tufo di color giallo ocra estratto

nel Deserto Orientale. Questo tipo di pietra di origine

vulcanica venne impiegata prevalentemente tra la I e

la III dinastia per la realizzazione di vasellame e corri-

sponde ad una tipologia usata prevalentemente du-

rante la I dinastia forse come corredo di offerte (fu-

nebri?), probabilmente destinato a contenere della

frutta o del cibo, in ogni caso è una tipologia che ap-

partiene a quella categoria di vasi litici protodinastici

la cui funzione è ancora controversa

1

.

Acquistato in stato frammentario e ora ricomposto, manca solo di una

parte dell’orlo ed è uno dei pochi vasi appartenenti a Hotepsekhemui

pervenutoci in condizioni relativamente buone. Finora si conoscevano

soprattutto frammenti litici con inciso il nome di questo sovrano: cinque

da Abido

2

; e una ventina dalla piramide di Djoser a Saqqara

3

. Ad essi si

aggiungono pochi altri esemplari da collezioni private

4

. Sulla parete ester-

na del piatto, sotto l’orlo, compare un’iscrizione verticale incisa di cui

manca la parte iniziale: si intravede in alto sulla sinistra parte del segno

t

del titolo

neswt-bity

.

La sequenza grafica che prevede i due titoli più il nome di intronizzazione

non sembra essere attestata in altre iscrizioni appartenenti a questo

sovrano, ma è invece testimoniata sul vasellame di altri sovrani delle

prime dinastie come ad esempio Qaa, Uneg e Kasekhemui

5

.

1 Raffaele, F. 2005, «Stone Vessels in Early Dynastic Egypt». Cahiers Caribéens d’Egyptologie, 7-8, pp. 47-60

2 Petrie, W.M.F. 1901, The Royal Tombs of the first Dynasty (Part II): 1901. London: Egypt Explo-ration Fund.

3 Kahl, J. 1994, «Das System der ägyptischen Hi-eroglyphenschrift in der 0.-3. Dynastie». Göt-tinger Orientforschungen, 4 (29). Wiesbaden:

Harrassovitz.

4 Kplony, P. 1962, «Gottespalast und Götterfestungen in der ägyptischen Frühzeit». Zeitschrift für ägyptische Sprache und Altertumskunde, 88,

S.5-16.

5Raffaele 2012 (aggiornamento):

http://xoomer.virgilio.it/francescoraf/hesyra/dynasty2.htm

Foto 7 / sulla destra uno dei leoni che fiancheggiavano gli accessi al palazzo di Nata-

kamani a Jebel Barkal / I secolo d.C. / © Francesca Pontani

Foto 8 / statua di Teti, Intendente del Fayyum: è seduto a gambe incrociate con le

mani posate sulle cosce / Crocodilopolis (XX Dinastia, 1194-1077 a.C.).

© Francesca Pontani