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oggetti d’uso personale (pedine da gioco, aghi, manici in legno intagliato,
campanellini in bronzo, monili, stoffe e sandali). Spiccano due stoffe di
lino dipinto che richiamano la notissima
“Dame du Vatican” e
testimonia-
no l’altissimo livello raggiunto dai pittori dell’Egitto romano, che interpre-
tano il mondo dell’Egitto tolemaico attraverso il linguaggio figurativo
greco-romano.
Tebe
Dallo scavo condotto tra gli anni settanta e novanta
nella tomba n.27 Tebe, appartenente a Sheshonq,
XXVI dinastia, provengono una serie di coni funerari
a suo nome (foto 13), alcune riproduzioni di epigrafi e
rilievi che ancora decorano le pareti del complesso
funerario tebano.
In particolare dal 1969 al 2008 la Sapienza si è occu-
pata dello scavo e del restauro della monumentale
tomba di questo alto funzionario, “grande attenden-
te della divina adoratrice Ankhnesneferibra” (figlia di
Psammetico II, 595- 589 a.C.), vissuto durante i regni
dei faraoni Aprie (589-570 a.C.) e Amasi II (570-526
a.C.) della XXVI Dinastia. La tomba (TT 27) si trova
nella necropoli tebana dell’Asasif, sul latomeridionale
del viale processionale del tempio funerario di
Hatshepsut. La localizzazione poco distante dalle col-
tivazioni ne aveva compromesso parzialmente le strutture, poiché l’in-
nalzamento della falda acquifera aveva sommerso gli ambienti ipogei al
di sotto dei pozzi funerari, mentre la relativa accessibilità lo aveva espo-
sto ad incendi e crolli. Un frammento di rilievo (riproduzione) raffigura la
testa di Sheshonq e testimonia la raffinatezza della decorazione parieta-
le della tomba: il frammento era originariamente collocato sulla parete
ovest della corte inferiore della tomba, sul muro del sottoportico occi-
dentale e tracce policrome sono ancora visibili sul volto, sui capelli e sulla
collana usekh che orna il collo. Due coni di terracotta
iscritti (foto 13) riportano la titolatura di Sheshonq
(“Grande attendente della divina adoratrice”), mentre
le coppe, i calici e gli altri reperti sono tutti apparte-
nuti al ricco corredo funerario.
Tamit
Negli anni sessanta l’università di Roma partecipò al
programma di salvataggio dei monumenti della
Nubia avviato dall’UNESCO in concomitanza con l’ini-
zio dei lavori di costruzione della diga di Assuan.
Gli scavi in territorio egiziano si concentrarono a
Tamit, città cristiana poco distante da Abu Simbel. Il
materiale proveniente da questo insediamento è for-
mato in parte da ceramica di uso domestico fatta a
mano (pentole, piatti, coppe e giare) di impasto gros-
solano, talvolta decorata con motivi incisi, e in parte
da recipienti più fini (anforette, brocche e botticelle)
lavorati al tornio. Non manca un ampio campionario di ceramica cristia-
na dipinta (bicchieri, coppe, piatti) con ingobbio che varia dal bianco al
rosso. Anche Tamit, come Antinoe, ha fornito testimonianze archeologi-
che di un antichissimo uso del sito: nell’ambito della necropoli di età cri-
stiana sono infatti emerse delle sepolture riconducibili all’epoca protodi-
Foto 12/ frammento di ceramica dipinta con figure umane di tema cristiano.
Da Antinoe / periodo Copto (III-VII secolo d.C.) / © Francesca Pontani
Foto 11 / stele di un falegname con iscrizione geroglifica / Calcare, da Akhmim /Primo
Periodo Intermedio (2181-2060 a.C.) / © Francesca Pontani