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MOSTRE
Alessandra
Randazzo
Symbola. Il potere dei simboli
L’azione di contrasto al traffico illegale dei reperti archeologi da parte delle
nostre forze dell’ordine è costante. Ne è prova la mostra “Symbola. Il po-
tere dei simboli”, che si basa sull’attività svolta da un apposito nucleo della
Guardia di Finanza.
Si ringrazia l’ufficio stampa del museo Stadio di Domiziano per le fotografie
che gentilmente ci hanno messo a disposizione
Il traffico illecito dei beni culturali è in costante espansione e rappresenta
oggi una delle attività lucrative più redditizie al mondo. Gruppi delle forze
dell’ordine quotidianamente svolgono attività di tutela e sottrazione dal
mercato nero di opere nelle più svariate parti d’Italia e non solo. La mo-
stra
“Symbola. Il potere dei simboli”
nasce proprio dall’intenso lavoro di
recupero della Polizia Tributaria Roma della Guardia di Finanza e del
Gruppo Tutela del Patrimonio Archeologico che in questi anni hanno
operato sul territorio italiano ed estero recuperando la maggior parte del
materiale esposto. La cornice dello stadio di Domiziano non può che am-
plificare la suggestiva esposizione che, in collaborazione con l’Associazio-
ne culturale Vicus Italicus, ospiterà fino al 15 aprile 2016 oltre 200 reperti
inediti recuperati nel corso delle attività sul campo.
Una parte chiave della mostra è sicuramente costituita da un cospicuo
corpus di materiale fittile votivo proveniente dalla stipe di Pantanacci
nell’agro del Comune di Lanuvio (RM), dove è stato individuato nel 2012,
proprio dalla Guardia di Finanza, un sito sconosciuto e non presente nelle
mappe della Soprintendenza. In seguito a questo prezioso ritrovamento,
nell’area sono stati condotti scavi con metodi scientifici, diretti dalla So-
printendenza del Lazio e dell’Etruria meridionale e dalla direzione del
Museo Civico Lanuvino e una selezione dei reperti ritrovati è esposta in
una sezione specifica. Il portavoce dell’Articolazione della Guardia di Fi-
nanza che si è occupato del progetto, il Ten.Col. Massimo Rossi coman-
dante del Nucleo Tutela del Patrimonio Archeologico, spiega che l’area di
Pantanacci era un luogo conosciutissimo già nelle fonti antiche ma che
col tempo si erano perse le tracce della sua possibile ubicazione così
come il collegamento, vista la natura votiva, con il tempio di Giunone So-
spita.
Siamo di fronte ad un santuario rupestre - spiega l’archeologo e curatore
della mostra Vincenzo Lemmo - frequentato in epoca romana durante la
fase repubblicana e imperiale, dove la dea tutelare soprintendeva ai riti
propiziatori della fertilità femminile legati al “serpente sacro”, suo animale
totemico, a cui era dedicato il tempio di Lanuvio. Gli scavi hanno riportato
Anfora attica a figure nere / Fine VI sec. a.C.
Base di candelabro in bronzo / Dubbia autenticità.