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dando una nuova città e dandole il nome dell’amico

fraterno, Pergamo appunto.

4

Fin qui il mito.

Ma per comprendere la storia di Pergamo non pos-

siamo prescindere dall’analizzare se pur brevemente

la sua particolare conformazione geografica, caratte-

rizzata da una ripida collina che sale per circa 330

metri al di sopra della fertile pianura attraversata dal

fiume Caico, circondata su due lati dagli affluenti

Cezio

e Selino

. Il Caico stesso protegge l’intera area da sud

attraversando l’intera regione, mentre l’impervia ca-

tena montuosa del Pindaso rende sicuri i confini set-

tentrionali. La Pergamo classica dunque si sviluppa

sulla collina compresa tra i due affluenti del

Caico

in-

sistendo anche sulla pianura circostante, quest’ulti-

ma sviluppatasi prevalentemente durante l’epoca

romana e solo parzialmente indagata dagli archeolo-

gi, in quanto sopra ai resti antichi si è sviluppato l’o-

dierno villaggio di

Bergama

,

il cui nome ricorda chia-

ramente l’antico centro. Aldilà del mito di cui abbiamo

detto, il fondatore storico di Pergamo inteso come

centro fiorente erede della cultura greca, fu Filetero.

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E qui entriamo direttamente nel vorticoso e comples-

so tessuto sociale che prese vita all’indomani della

morte di Alessandro il Grande, con i suoi generali – i

diadochi – che iniziarono ben presto a sentirsi sovra-

ni di quei territori che avrebbero dovuto amministra-

re per conto del potere centrale macedone. Filetero era infatti un alto ufficiale dell’esercito e uomo di fiducia

di Lisimaco, uno dei diadochi di Alessandro, dal quale ricevette l’incaricato di custodire proprio a Pergamo una

somma ingente – 9000 talenti d’oro, equivalenti a 54 milioni di dracme – che costituivano il tesoro personale

del diadoco. E fu proprio grazie a questo delicatissimo incarico, dato da Lisimaco a Filetero, che su quella colli-

na quasi a picco sul fiume

Caico

vennero gettate le basi per la nascita della città di Pergamo, futura capitale di

un fiorente Stato ellenistico.

Filetero non ebbe alcuna difficoltà ad inserirsi nelle complesse trame che misero i diadochi di Alessandro uno

contro l’altro e alla prima occasione abbandonò Lisimaco – senza per altro restituirgli il tesoro – e si schierò con

Seleuco, a cui erano stati dati i territori della Siria e della Persia, dei quali si era proclamato re nel 305 a.C.

Filetero in cambio della sottomissione a Seleuco ricevette una sostanziale autonomia e, mettendo ben a frut-

to il “tesoro di Lisimaco”, cominciò a dare forma alla città che amministrò fino alla sua morte (263 a.C.) per circa

vent’anni, durante i quali cercò il riconoscimento internazionale del piccolo stato di cui si considerava re, pun-

tando innanzi tutto sulla cultura e sulla sua efficacia politica. Non a caso i primi documenti della sua epoca

furono scritti nella

koinè

greca, emancipando così Pergamo da quella provincialità che invece pervadeva gli

stati confinanti come la Bitinia o il Ponto, facendola diventare così la prima vera città greca in Misia.

A Filetero successe il fratello Eumene I che raccolse appieno la spinta in avanti generata dall’autonomia con cui

Pergamo era stata gestita negli anni precedenti e, cercando una nuova alleanza con l’Egitto dei Tolomei a sca-

pito dei Seleucidi, riuscì così ad ampliare i propri domini a spese di Antioco, nel frattempo succeduto a Seleuco,

che fu affrontato e sconfitto da Eumene I nei pressi di Sardi.

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Questa vittoria segnò l’inizio della definitiva e totale indipendenza di Pergamo dai Seleucidi, come testimonia-

no le monete coniate nella città misia dopo questo evento che cominciarono a riportare non più l’effige di

Seleuco, ma quella di Filetero fondatore della dinastia Attalide. Per motivi che non conosciamo ad Eumene I

succedette un figlio di suo nipote, Attalo I, il quale pur non riuscendo nell’intento di ingrandire territorialmente

4 Un altro mito racconta che Pergamo raggiunta la maggiore età lasciò la sua patria per raggiungere la Misia, dove affrontò e sconfisse alla foce del fiume Caico un non meglio conosciuto Areio. In questo luogo, secondo

Pausania il Perigeta, si fermò e fondò la città di Pergamo.

5 L’area di Pergamo fu abitata fin dall’epoca arcaica, a partire dal VII sec. a.C. Alcune strutture ritrovate sulla sommità della collina, tra cui una torre fortificata di notevoli dimensioni e alcuni locali pertinenti alla torre stessa, sono

state datate a quell’epoca. Le prime notizie storiche le abbiamo da Senofonte, che nelle sue

Elleniche

racconta di essere stato accolto in quell’area dalla vedova di Congilo, un regolo a cui fu data quella porzione di territorio dal re

di Persia.

6 La città di Sardi fu capitale della Lidia, nell’Asia Minore occidentale. Dopo la battaglia di Corupedio del 281 a.C. divenne un centro sotto il controllo seleucida; a seguito della battaglia di Magnesia del 188 a.C. passò sotto

l’influenza pergamena e quindi, nel 133 a.C., venne ereditata da Roma insieme all’intero regno di Pergamo.

Attalo I