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il regno rispetto al suo predecessore, ebbe il merito di consolidarlo e di
creare una struttura statale a cui i suoi successori si rifecero e che perfe-
zionarono in continuazione.
Attalo I salì al trono in un momento di profonda crisi del regno Seleucide,
dovuta forse all’eccessiva estensione territoriale non più direttamente
controllabile e all’assenza ormai di quell’elemento greco-macedone che
fungeva al contempo da collante e da prestigioso punto di riferimento.
A contribuire ulteriormente a questa crisi vi fu una guerra fratricida tra
Antioco Ierace e Seleuco II, che vide nei Galati
7
la forza mercenaria deci-
siva che consentì al primo di prevalere sul secondo; mercenari che Antio-
co ricompensò con forti somme di denaro e con i quali stipulò una tur-
bolenta alleanza a cui i
Galli d’Oriente
8
venneromeno più volte. Per i Greci
quella di Antioco era una posizione inaccettabile! I Galati rappresentava-
no un popolo barbaro che pretendeva tributi da ogni città, una situazio-
ne di disagio certamente percepita da Attalo I che probabilmente intra-
vide la possibilità concreta di spodestare la dinastia Seleucide e di
impossessarsi di gran parte del loro territorio. Attalo non cercò lo scon-
tro diretto con Antioco e attese che si presentasse
l’invitabile
casus belli
:
ovvero la richiesta di tributo da parte dei Galati alla città di Pergamo. At-
talo I ovviamente si rifiutò,
consapevole che Antioco non
avrebbe potuto ignorare un
tale affronto verso i propri alle-
ati e così fu infatti. I due eserci-
ti si scontrarono diverse volte
tra il 229 e il 228 a.C., con la
vittoria netta del re di Perga-
mo. Antioco Ierace morì l’anno
seguente in Tracia per mano
degli stessi Galati, dopo essere
fuggito prima in Cappadocia e
poi in Egitto. Agli occhi dei
Greci la vittoria di Attalo I con-
tro l’esercito di Antioco, forma-
to da un consistente nucleo di
mercenari Galati, rappresen-
tava ben più che un semplice
evento bellico risolto positiva-
mente, ma piuttosto la supremazia della cultura greca sui barbari. Al re
vittorioso furono tributati onori ovunque e furono realizzate per lui gran-
di opere artistiche, diventando così monarca incontrastato dell’Asia Mi-
nore seleucide (ad esclusione del Ponto, della Cappadocia, della Bitinia e
di quella parte dei territori assoggettati dell’Egitto Tolemaico). Ci furono
ancora momenti di turbolenza per Attalo I, ma possiamo affermare che
intorno al 218 a.C. il re pergameno poteva contare sulla fedeltà imposta
con la forza di città come Ege, Cime, Teo, Colofone Alta e Colofone di
Notio, Temno e Focea, mentre Alessandria Troade, Lampsaco, Smirne e
Ilio si allearono con Attalo I per scelta libera o – com’è forse più probabile
– per convenienza.
Gli impegni di questo energico e scaltro sovrano si erano indirizzati fino
a questo momento ad oriente, nei luoghi dove il suo regno era nato e si
era sviluppato, insinuandosi tra le pieghe di un territorio immenso, scon-
volto dalla morte di colui che lo aveva conquistato e reso un impero,
7 I Galati erano un popolo di origine celtica che parteciparono alle spedizioni celtiche nei Balcani intorno al III sec. a.C. Si stanziarono prima in Tracia e
in un’area che da loro mutuò il nome, la Galazia, che i Romani chiamavano anche Gallia dell’Est.
8 I Galati, secondo l’uso dei Romani.
Moneta coniata tra il 241-235 aC. / Testa di Attalo I / Trono di Athena