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L’Egitto e l’India.
Il programma di ricerca FIRB (MIUR, da me coordinato; 2001-2003) ha permesso di “scoprire”, studiare e pub-
blicare le collezioni d’antichità egiziane presenti in India; i risultati della ricerca sono pubblicati appunto da un
ricco catalogo (Pisa, PLUS, 2003) e riguar-
dano le collezioni egittologiche in otto
musei dell’India (Bombay, Baroda, Jaipur,
Delhi, Laknaw, Calcutta ed Hyderabad)
da collegare col fenomeno del collezioni-
smo presso personalità nell’India colta
del XIX e del XX secolo. Questo aspetto
trova illustrazione nei saggi di noti specia-
listi che appartengono alle tre unità ope-
rative del progetto: quella dell’Università
di Pavia, quella dell’Università di Parma e
quella dell’Università di Pisa, che com-
prende il gruppo degli egittologi.
Il Catalogo mette a disposizione degli stu-
diosi oltre seicento pezzi archeologici, in
pratica inediti, che coprono tutte le epo-
che storiche, fino all’epoca copta, e tutte
le categorie museali egittologiche; uno
strumento utile per approfondire le inte-
razioni tra Egitto e India e il ruolo d’inter-
mediario rivestito dall’Egitto tra Europa e
Asia a partire da un “osservatorio” parti-
colare, le collezioni d’antichità egiziane
presenti in India. Questo aspetto trova illustrazione nei saggi introduttivi dovuti a noti specialisti - Giampaolo
Calchi Novati, Simona Vittoriani, Simonetta Casci, Ugo Fantasia, Marilina Betrò - mentre il Catalogo delle Col-
lezioni egiziane conservate in otto Musei dell’india, da Calcutta a Dehli, mette a disposizione degli studiosi oltre
seicento pezzi archeologici, in pratica inediti, che coprono tutte le epoche storiche, fino all’epoca copta, e tutte
le categorie museali egittologiche.
Christian Greco è il giovanissimo direttore del Museo Egizio di Torino. Una buona scelta?
E’ stata una scelta ottima, è un egittologo eccellete, giovane e dinamico e inoltre ha grande e fondata esperien-
za di organizzazione di musei; l’inaugurazione del nuovo museo fissata al 2015 avverrà certamente puntale e
sarà un grande avvenimento come atteso.
Nel corso della sua carriera ha senz’altro avutomodo di “maneggiare” molti reperti provenienti dagli scavi
in Egitto o che lei stessa ha estratto dalle calde sabbie del deserto. C’è un reperto o una serie di reperti a
cui lei è particolarmente legata?
Ho avuto la fortuna di ritrovare, nei vari scavi, molti oggetti “belli”; ricorderò qui la serie della splendida cera-
mica del Medio Regno dagli scavi di Gurna, l’insieme delle suppellettili fittili dalla “casa dei tre forni” del Nuovo
Regno a Gurna, e soprattutto i bellissimi pezzi dalla tomba del visir Bakenrenef a Saqqara, statue lignee, amu-
leti, bende di mummia iscritte coi testi e vignette del Libro dei Morti, sudari dipinti, dei quali ho già nominato il
sudario eccezionale ora esposto nel Museo del Cairo.
Sigmund Freud e i sogni. Edda Bresciani e i sogni. Il primo, celebre psicoanalista e grande appassionato
della civiltà egizia, lei grande studiosa della civiltà egizia e… con interessi verso la psicoanalisi? Di fatto
entrambi avete scritto sui sogni ed entrambi avete “invaso” – piacevolmente s’intende – i rispettivi ambiti.
Al termine della prefazione del suo “La Porta dei Sogni. Interpreti e sognatori nell’antico Egitto” edito da
Einaudi, ci propone una riflessione di Apollonio che, in compagnia di Voltaire e Kant, hanno una visione
Edda Bresciani e Paolo Bondielli