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e Tolomeo IV; solo le scene del fondo del santua-
rio sono di Tolomeo VIII) aggiungendone di
nuove a quelle già note, e rilevando iscrizioni e
graffiti ieratici e demotici inediti, oltre a una ori-
ginale pittura murale (Isi con Arpocrate) d’età
tolemaica. Il tempio fu eretto in onore di «Isi che
è alla testa dell’esercito» o «Isi che combatte in
prima linea» (Is.t H 3.t p3 mSa); la struttura fu
trasformata in chiesa nel VI secolo. Successiva-
mente lamissione si spostò a Tebe ovest (Gurna,
Tempio funerario di Thutmosi IV, Tombe ipogee
del Medio Regno, Tomba di “Chonsuirdis”). Dal
1978, l’Università di Milano cedette le concessio-
ni di scavo nel Fayum e a Tebe all’Università di
Pisa; io diressi da allora gli scavi pisani in Egitto.
E nel 1974 la necropoli di Saqqara, con l’esplo-
razione della tomba del visir di Psammetico I,
Bakenrenef e i suoi splendidi reperti, venuti alla
luce nelle campagne di scavo successive. E non
solo…
E’ esatto che dal 1974-75 ottenni per l’Università
di Pisa la concessione di esplorazione e scavo a
Saqqara; nel 1996-97 una fruttuosa campagna
di carattere palopatologico, applicato ai resti
umani provenienti dalla tomba, da parte del Prof.
Gino Fornaciari, anche in rapporto col progetto
pisano (dr. Flora Silvano) chiamato Anubis. Lo po-
tete trovare in internet, nel sito
www.egittologia. unipi.it.Troppo lungo sarebbe trattare le ricerche
e i risultati di anni di lavoro nella tomba di Baken-
renef e contigue. Dirò solo che la tomba di im-
pianto e di decorazione regale, era di Bakenrenef,
visir di Psammetico I (XXVI dinastia), e fu usata
dalla sua famiglia per generazioni nei pozzi e
nelle gallerie. La tomba ha restituito materiale
splendido e lo studio del progetto decorativo delle
pareti delle stanze e dei pilastri permette di rico-
noscere e apprezzare la capacità egiziana di or-
ganizzare testi e scene in una armoniosa combi-
nazione ed equilibrio e di dosare arcaismo e
innovazione. Il pozzo principale conteneva, ai
primi dell’800, ancora il sarcofago di Bakenrenef
che Ippolito Rosellini acquistò ad Alessandria nel
1828 per il granduca di Toscana ed ora è nella
collezione egiziana del Museo archeologico di Fi-
renze; la tomba del visir fu depredata della splen-
dida decorazione parietale da vandali alla fine
dell’800 e le varie sezioni sottratte di intere parer-
ti sono state individuate dalla missione pisana in
Europa e in America disperse nei musei e collezio-
ni; ma tecnologie informatiche ci hanno permesso di restituire in immagini, rigorosamente basate sui dati ar-
cheologici, la decorazione di molte parti della tomba. Inoltre tra il 1984 e il 1987, l’Università di Pisa ha aperto
a Saqqara un “Cantiere Scuola per tecnici Egiziani”. La mia scoperta più emozionante a Saqqara è certo quella
Saqqara 1982. Tomba del visir Bakenrenef. Da destra, l’arch. Carlo La Torre, l’arch. Antonio
Giammarusti, il rais Hassan, la professoressa Edda Bresciani e due capi operai.
La grande tela funeraria proveniente da Saqqara (II sec. d.C.) Museo Egizio del Cairo, J.E.
Prov. 9/12/95/1.