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scettica e alla quale contrappone il suo invito a
cedere all’irrazionale. Ma Edda Bresciani cosa
pensa dei sogni? E andando oltre i sogni oniri-
ci e arrivando a quelli che sono invece espres-
sione concreta dei nostri desideri le chiedo:
nonostante la sua straordinaria carriera ha
ancora un sogno che vorrebbe si realizzasse?
Con quali sogni è partita come studentessa e
quali, tra questi, ha realizzato? A cosa invece ha
dovuto rinunciare?
“L’interpretazione di sogni è del tutto analoga
al deciframento di un’antica scrittura pittogra-
fica come i geroglifici egiziani” è la celebre frase
di Sigmund Freud che mette in parallelo le due
decifrazioni. Nonostante che sia stato collezio-
nista di antichità anche egiziane, tuttavia gli
interessi di Freud verso l’Egitto erano per il mo-
noteismo amarniano, Ekhnaton e Mosé, il
quale avrebbe trasmesso agli ebrei il monoteismo di Amarna. L’Egitto di Freud è ossessivamente legato a Mosè
e al giudaismo di suo padre Jacob, identificandosi, in una specie di sintesi molto complessa che comprendeva
anche Edipo, con la figura di Giuseppe, figlio favorito di Giacobbe, interprete di sogni e viceré in Egitto. Freud
era collezionista anche di antichità egiziane e nel collezionare riconosceva il valore terapeutico dell’acquisto,
soprattutto se dispendioso: l’affermazione della funzione liberatoria per l’io infantile che è in noi del trovare,
l’acquistare, il collezionare oggetti. Io, collezionista, lo capisco benissimo. Lo so che, specie in quest’era renzia-
na, è quasi un obbligo politico il “sognare”. Io non saprei indicare un mio sogno residuo, un sogno restato da
realizzare… Se non concordare con i saggi dell’antico Egitto nell’augurarmi non una lunga vecchiaia ma una
BUONA vecchiaia…
Lei è stata insignita di numerosi premi e riconoscimenti. Ricordo tra tutti quello che le ha assegnato il
Presidente della Repubblica: Medaglia d’oro ai Benemeriti della scienza e cultura, oltre all’ultimo in ordine
di tempo: il Campano d’oro, prestigioso premio che i laureati dell’Università di Pisa assegnano ogni anno a
personalità che proprio nell’ateneo pisano hanno portato a termine il loro corso di studi. Tra tutti i premi e
i riconoscimenti che le hanno assegnato, senza ovviamente togliere valore ad altri, quale l’ha emozionata
di più?
E sempre l’ultimo amore quello che sembra toccarci di più…allora direi il Campano d’oro.
L’Egittologia italiana. Può farci il punto della situazione e regalarci le sue considerazioni?
Le cattedre di prima fascia sono ormai soltanto due (Pisa e Statale di Milano), vi sono cattedre di seconda fascia
con docenti eccellenti, e soltanto la poco illuminata politica universitaria degli ultimi tempi impedisce che gli
eccellenti colleghi passino a ordinari. Vi sono alcuni posti di ricercatore in Egittologia, e sono ricercatori quasi
tutti ad un’ottima altezza scientifica, e vi sono in Italia numerosi giovani con dottorato o assegni di studio, che
davvero a quello che posso costatare sono di ottima preparazione in Italia e con addestramento presso istitu-
zioni straniere, europee soprattutto; ci sono elementi tali da far sperare per la nostra disciplina in una genera-
zione ben preparata anche nell’archeologia sul terreno. Naturalmente la nostra politica deve impegnare risor-
se per sostenere la ricerca storica e archeologica.
Edda Bresciani ad Amarna