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stro di stato civile di Torino. Questi due sedi-

li sono assemblati come una specie di naos

e si ispirano al gruppo divino Osiride-Horus

con il figlio, Qaha, posto alla sinistra del padre.

Anche la casa N ha restituito una coppia di

sedili, di proprietà di padre e figlio: Kenna

ed Horynefer. La qualifica è, come per quelli

provenienti dalla capanna E, semplicemente

sDmaS

. Come i precedenti anch’essi sono as-

semblati a formare un naos, ma in questo

caso, contrariamente al rituale, è il padre ad

essere alla sinistra del figlio. Troviamo questi

due personaggi citati nel papiro dello stato ci-

vile di Torino, in una sorta di ex-voto dedicato

alla deaMert-Seger ed in due ostraca custoditi

nel museodel Cairo

6

. InoltreKenna èmenzion-

ato nella tomba TT359. Sempre dalla capanna

R proviene una bellissima stele in calcare, pur‑

troppo mutila, alta 40 centimetri e larga 30.

E’ databile al regno di Ramesse IV, con il nome di questo faraone racchiuso entro cartigli con due babbui-

ni adoranti ai lati. Nel registro inferiore sono rappresentati a destra un uomo in ginocchio con indosso un

lungo abito ed al collo una collana usekh, nel costume tipico della ventesima dinastia; a destra è raffigurata

in piedi una divinità femminile a testa di serpente. Nelle righe di testo ancora leggibili compare il nome ed

il titolo di uno scriba del tesoro chiamato Montuemtui , non facente parte del personale di Deir el-Medina.

Questa stele fu quasi sicuramente commissionata a Kenherkhepeshef dallo scriba del tesoro stesso.

Un’altra stele proviene dalla casa H del settore ovest é quella di Nefersesenet. Il materiale utilizzato è il calcare,

è alta 28 centimetri e larga 33. E’ in buono stato di conservazione e consta di 5 linee orizzontali ed 11 verticali

ricoperte di geroglifici. In alcuni dei reperti trovati, accanto al

mAa-xrw

si legge

: giustificato eternamente.

Non è molto comune questo tipo di epiteto: generalmente la formula termina con la parola “giustificato” o

“giusto di voce”. Altro particolare interessante è la presenza di quelli che possiamo definire “sigilli di proprietà”.

In molti oggetti infatti è presente un geroglifico ad attestare il nome del proprietario: ad esempio nel se-

dile di Baki, rinvenuto nella capanna

J del settore orientale, è presente il

sigillo

che identifica il titolare del

manufatto. Recentemente, dal 2008,

sono ripresi gli scavi al villaggio

da parte di una missione dell’Aca‑

demy of Finland and University of

Helsinki” diretti dall’egittologa Jaana

Toivari-Viitala

7

: si tratta di lavori di con-

servazione, consolidamento, pulizia e

documentazione. Con le nuove tec-

nologie si è mappato con più accura-

tezza il sito correggendo alcune im-

precisioni delle precedenti rilevazioni.

Sostanzialmente però i dati ricavati

dalla precedentemissione, quella fran-

cese del secolo scorso, sono stati con-

fermati. Nella missione della stagione

2011-2012, iniziata il 10 ottobre 2011 e

terminata il 20 marzo del 2012, venne

approfondito lo studio della cappella

dedicata ad Amon del “buon incon-

6 N° 25634 e 25659.

7 Ringrazio il dottor Francesco Tiradritti, direttore della missione ad Harwa, per avermi fornito questa notizia

foto 10 / I lavori della missione finlandese: operai egiziani / ph Jaana Toivari-Viitala

foto 9 / La stele di Nefersesenet / Da “Le village, les décharges, le station de repos du col de la

Vallée des Rois”. B. Bruyère in FIFAO 16, 1939.