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Il Museo Barracco: il “bignami” dell’arte antica
Paola
Di Silvio
MUSEI D'ITALIA
Anche ai turisti meno attenti e ai passanti più frettolosi della Capitale,
non può sfuggire uno sguardo incuriosito e ammirato, allorché trovan-
dosi a percorrere Corso Vittorio Emanuele II, all’altezza dell’incrocio con
Via dei Baullari, incappano nell’elegante palazzetto noto come “Piccola
Farnesina”, una delle più preziose architetture del Cinquecento roma-
no (Foto 1). Consiglierei di cedere alla tentazione e di iniziare a salire la
bella scalinata di marmo che si apre sulla piazzetta. Alla fine dei gradini,
dopo avere attraversato il podio con balaustra, sarete introdotti in un
grazioso chiostro rinascimentale, dove vi darà il benvenuto un vetusto
guardiano: una scultura mutila, in marmo pentelico, rappresentante in
origine
Apollo seduto su una roccia
. L’opera, rinvenuta nel quartiere
Trastevere, a Roma, fu acquistata nel 1904 dal barone Giovanni
Barracco, il cui busto fa bella mostra di se proprio in un lato del cortile
(Foto 2). A questo personaggio, illustre rappresentante dell’amore ro-
mantico per l’archeologia, dobbiamo una delle raccolte antiquarie più
originali e interessanti dell’Ottocento.
Nato nel 1829 a Isola Capo Rizzuto, da una nobile famiglia di ricchi lati-
fondisti, il giovane Barracco, si era presto trasferito a Napoli. Qui, in un
circolo di intellettuali, aveva conosciuto Giuseppe Fiorelli, il grande ar-
cheologo, direttore degli scavi di Pompei e del Museo Archeologico di
Napoli. Questa amicizia lo introdusse all’amore per l’archeologia e per
l’arte antica. Mentre nascevano e si sviluppavano in lui questi interessi,
cresceva anche il suo coinvolgimento negli avvenimenti politici del
tempo. Nel 1886 venne nominato senatore e nel 1870 si trasferì a
Roma. Nella Capitale degli scavi, degli sventramenti e della trasforma‑
zione urbanistica postunitaria, Barracco strinse amicizia con i maggiori
archeologi e collezionisti del suo tempo, soprattutto con quell’ Ernesto
Schiaparelli, che sarebbe divenuto direttore del Museo Egizio di Torino
e con l’archeologo Ludwig Pollak, collezionista ed esperto mercante
d’arte. Avvalendosi della loro consulenza, il barone cominciò ad acqui-
sire numerose opere d’arte antica, che confluirono in una straordinaria
collezione, allestita nella sua casa-museo di via del Corso 160, presso
Montecitorio. Alcune fotografie (Foto 3), che documentano la sistema‑
zione della casa, raccontano un’atmosfera particolarmente suggestiva,
con teste marmoree e piccole sculture sistemate nelle rientranze delle
finestre, in modo da essere illuminate da una calda luce radente, rilievi
appesi alle pareti, sculture collocate su mensole a muro e una serie di
opere perfino sul comodino accanto al letto!
“
E molti oggetti di scultura antica andò acquistando così il barone Barracco;
egli cominciò a compiacersene e con i suoi conoscenti che venivano a visitarlo
parlavadella grande soddisfazione che provavaquando lamattina, aprendo
gli occhi, poteva pascerli nell’ammirazione di sculture antiche, modellate col
più fine senso dell’arte e di effetto molto superiore a quello che avrebbe
potuto aversi guardando una scultura moderna
” (da “
Memorie di un
Foto 1
Foto 2