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dio il Gotico a causa della peste. Probabilmente la sovrana di Palmira

non tenne in grande considerazione il nuovo imperatore, Aureliano,

originario dei Balcani. Era chiamato «manu ad ferrum» cioè “mano alla

spada”, non avendo fra le sue caratteristiche la pazienza e la diploma-

zia. Dopo aver reso sicure le frontiere danubiane, volle occuparsi della

ribelle Palmira. Nel 272 d.C. raccolse un poderoso esercito nell’attra-

versamento dei Balcani. La Bitinia e l’ Egitto, occupate alcuni mesi prima

da Zenobia, vennero riprese quasi senza combattere. Gli eserciti di

Palmira, capeggiati dal generale Zabdas e formati da ciò che rimaneva

di due legioni romane, insieme agli arcieri palmireni e alla cavalleria

pesante, si diressero quindi incontro all'imperatore, che venne raggiun-

to sulle sponde dell'Oronte, dove ci fu la battaglia di Immae. Aureliano,

da bravo stratega, ebbe la meglio sui soldati di Zabdas, che pertanto

patirono una dura sconfitta.

Zabdas ripiegò su Antiochia, dove non dicendo la verità, affermò di

aver catturato Aureliano. In seguito Zenobia e Zabdas, dopo aver posto

un numero esiguo di soldati nel sobborgo di Dafne, di notte si mossero

verso Emesa per poter radunare un secondo esercito con il compito di

sconfiggere Aureliano. L’ imperatore, ricevuto con grandi onori dalla

popolazione di Antiochia, prese Dafne, facendo uccidere tutti i soldati

di Zenobia. Dopo questi eventi le città di Apamea, Larissa ed Aretusa si

arresero senza opporre alcuna resistenza. Aureliano, in seguito, rag‑

giunse velocemente Emesa, dove si ebbe la battaglia decisiva.

L’imperatore romano, adoperando una tattica molto simile a quella del-

lo scontro di Immae ed utilizzando forze fresche mesopotamiche,

siriane, fenicie e palestinesi, ottenne una strepitosa vittoria contro i sol-

dati di Palmira, che erano all’incirca 70.000 unità. Importantissimi furo-

no le truppe palestinesi, che possedevano robusti bastoni con la punta

di ferro in grado di rompere la protezione in cotta di maglia dei cata-

fratti dell’esercito di Palmira. La sconfitta fu particolarmente dolorosa

per Zenobia, poiché ad Emesa Aureliano si impossessò del tesoro della

nemica, impedendo alla regina di poter allestire nuove truppe contro

Roma. Zenobia venne aiutata a raggiungere Palmira dai nomadi del

deserto, che in più occasioni infastidirono l’esercito romano con una

foto 3 / Moneta raffigurante Zenobia