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il cielo dell’Antico Egitto

La

rappresentazione

del cielo

Quando l’uomo nel passato più remoto ha guardato il cielo si è principalmente posto queste tre do-

mande: come spiegare quello che vedo? Come rappresentarlo? Quali informazioni posso ottenere?

Come tutte le culture, passate e presenti, anche quella egizia ha dato interessanti risposte a tali do-

mande e in particolar modo alla seconda.

I documenti rendono quadri religiosi incentrati in quella derivatadal cosiddetto

Libro di Nut

1

. La scena

principale è nota a tutti: la volta celeste è rappresentata dal corpo inarcato della dea Nut, sostenuta

di Massimiliano Franci

Sciu, Geb e Nut (disegno di Lorenzo Margiacchi)

dal padre, il dio Sciu, personificazione della luce dei raggi solari, ed alle estremità della dea, sdraiato

ai piedi di entrambi, Gheb, personificazione divina della terra. Si tratta anche di una raffigurazione

della creazione (oalmeno di una delle visioni egizie sulla creazione): l’universonasce nel momento in

cui la luce (il dio Sciu), dall’oscurità primordiale, separa il cielo dalla terra. E con la prima generazione

da parte della dea - cielo notturno e diurno - del figlio, il sole, inghiottito al tramonto dando il via alla

prima, lunga e terribile notte, dove il sole attraversava il corpo della madre superando numerosi pe-

ricoli nel corso delle 12 ore notturne fino all’ambita rinascita, inizia anche l’incedere del tempo.