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cibo. Dopo aver apprezzato il “gesto artistico

rappresentativo” non mi sono mai “seduto”

al tavolo delle offerte per guardare il tutto un

po’ più da vicino. Nella lettura delle formule

rituali, quante volte mi sono imbattuto nelle

parole pane, birra, cosce di buoi, etc, e tc.?

Una formula ch e è diventata un mantra, e ,

come tale, non avevo mai pensato al signifi-

cato de lle parole, al f atto c he q uei segni

erano e sono alimenti che venivano consu-

mati. Perché non provare a sedermi e ad as-

saggiare (con l’immaginazione, ovviamente)?

Ho iniziato a farlo.

"The food of previous eras is intriguing. The

experience of eating and smelling the same

dishes and a romas which would have been

part of life at another stage of history may be

the nearest one can come to understanding

the pattern and texture of everyday life, the

reality of being there rather than an acade-

mic exercise in recalling the ups and downs

of political and battleground life.”. (Food in

the ancient word di Wilkins e Hill). Sono, in-

degnamente, i n ot tima compagnia e, come

sempre, la combriccola pronta l a t rovo nel -

l’area archeologica anglosassone!

Il cibo come filtro. Alimenti come protagonisti

e tutto qu ello che g li gira intorno (le varie

azioni e nunciate q ualche riga sopra) come

contorno.

La t ipica scena dell’uomo egiziano che a llo

spiedo cuoce un’oca diventa per me un nuovo

punto di partenza.

A differenza de lla Mesopotamia, dall’antico

Egitto non ci è pervenuto nessun r icettario

definibile c ome tale. Scarsissime le in dica-

zioni che potrebbero andare nella direzione

di una vera e propria ricetta. Se questo è un

dato di fatto, tale mancanza viene colmata in

maniera quasi sovrabbondante da altro ma-

teriale.

[Approccio metodologico II] Ho preferito fare

un passo in più davanti alla mole di informa-

zioni che recupero e uso una bevanda (in Ar-

cheoricette tratto solo prodotti gastronomici)

per condividere i miei ragionamenti: la bir ra

era a lla b ase della dieta egizia insieme al

pane (anche questa affermazione è un po’ ri-

duttiva, ma la affronteremo a seguire, è come

se dicessero che noi mangiamo solo pizza o

spaghetti). E il vino? Si legge spesso che era

in secondo piano rispetto alla diffusione e al

consumo di birra. Mi sono interrogato sulla

ragione: dai miei studi so che il vino veniva

prodotto e c ommercializzato in Eg itto sin

dalle epoche proto dinastiche e mano a mano

che approfondivo mi sono reso conto che con

ogni pr obabilità er a un a bevanda presente

sulle tavole dell’upperclass, visto che la colti-

vazione della vite e il procedimento per otte-

nere i l l iquido er ano più articolati della

popolare birra: quindi, una buona anforetta di

vino sarebbe risultata molto più cara e no n

alla portata di tutti. A completare il quadro

sui destinatari principali del vino, va eviden-

ziato che questa bevanda è fortemente con-

nessa a lle divinità e ai riti. Ad es empio nei

testi delle piramidi di Pepi I, riferendosi agl i

dei, si afferma che essi si nutrono di fichi e

bevono vino; la razione quotidiana dei sacer-

doti comprendeva anche una dose di vino da

utilizzare per uso personale, oltre le scorte

del tempio per i riti.

Non per nulla l a “cantina” de l famosissimo

Tutankhamon (il faraone era il primo sacer-

dote per antonomasia) era fornita di ottimo

vino con tanto di etichetta: nella sua tomba

sono state rinvenute numerose anfore di di-

versa produzione “Vino di buona qualità dei

possedimenti di Aton” o “Anno 4 per la casa

di Tutankhamon” o “Vino dei possedimenti di

Tutankhamon”.

Direte: “Ovvio” ma è così ovvio? E’ stato ben

indagato? Tornando all’inizio di questo spro-

loquio s critto (del sa pere fatuo), p ersonal-

mente credo che approfondire anche questo

argomento p ossa gettare un a luce diversa

sulla conoscenza. Ma gari s copriamo che il

vino d i p essima q ualità e ra un c ompetitor

forte della birra che si consumava nelle taver-

nacce o tra gli strati sociali più bassi.

In effetti, il vino, come la birra, viene citato

come rimedio medicinale sul famoso “Papiro

Ebers” o in altri testi letterari dove si eviden-

zia il suo potere inebriante e “intossicante”.

Cambia? Apparentemente no, ma se lo ana-

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archeoricette