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a.C., m omento in c ui il Tempio d i Olim pia

venne ultimato, non si pensasse di collocare al

suo interno un colosso di m 12, quale la statua

dello Zeus t anto poco proporzionato alle d i-

mens ioni d ella c ella, q uanto una s tatua, d i

un’altezza verosimile pur sempre colossale

3

.

Tanto criticato già in antico, tra i principali per-

sonaggi c he mal giudicarono il rapporto di-

mensionale tra la statua del dio e la cella del

tempio, predomina l a testimonianza del geo-

grafo Strabone di Amasea, il quale osservò ir-

riverentemente che se il dio seduto in trono si

fosse alzato in piedi, avrebbe sollevato il tetto

con la testa (1).

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”.

La più grande di tutte però era l’immagine

in avor io di Z eus, fatta da ll’ateniese Fi dia, f i-

glio di Carmide; essa era così grande che, pur

essendo il tempio di dimensioni assai conside-

revoli, l’ artista semb ra non aver ris pettato le

giuste proporzioni; egli ra ppresentò infatti il

dio seduto, ma c he toccava quasi il t etto con

la testa, così da dare l’impressione che se Zeus

si fosse a lzato drit to, avrebbe scoperchiato i l

tempio

”.

Strab.,VIII, 3, 30

Dunque, considerato che si trattava di un simu-

lacro del culto e non di un donario, contraria-

mente alla Parthènos, è possibile ipotizzare che

la prima s tatua ospitata nel tempio olimpico

avesse ris posto ad una b en nota i conografia,

probabilmente individuabile già in un bronzetto

di guerriero

4

rinvenuto al di sotto del pavimento

della cella della prima fase dell’Heraion di Olim-

pia

5

.

In proposito, circa la statua di culto di Hera, ri-

cordando ciò che Pausania vide all’interno del

tempio, è noto che questa dovesse rappresen-

tare la divinità assisa in trono, con accanto la

statua di Zeus stante con l’elmo, entrambe col-

locate su di un basamento posto sul fondo della

cella

6

.

Pertanto, l’ipotesi che il simulacro di Zeus ar-

mato di fulmine fosse stato dapprima collocato

nell’Heraion e p oi t rasferito nel tempio libo-

niano, è accettabile, in quanto la divinità princi-

pale di Olimpia nei tempi più antichi fu proprio

Hera, la grande dea peloponnesiaca, non Zeus,

il quale non ebbe un proprio tempio fino al 465

a.C., vale a dire trecento anni ca. dopo Hera.

Inizialmente, quindi, al padre degli dei sarebbe

stata dedicata semplicemente una statua all’in-

terno dell’Heraion, in qualità di sposo della dea

e non come divinità principale dell’Altis.

Quando p oi il suo c ulto raggiunse una suffi-

ciente affermazione, la divinità ottenne un pro-

prio edificio templare in cui venne trasferito il

simulacro dall’Heraion.

In seguito gli Elei, mirando ad emulare Atene, fe-

cero sì che lo scultore Fidia concepisse per loro

una nuova immagine del dio rispondente al cor-

rente sentimento etico di una divinità benigna e

protettrice, non fulminatrice e fu così che la vec-

chia st atua s arebbe to rnata all’interno della

cella del Tempio di Hera.

Da Strabone, inoltre, è reso noto che al santua-

rio panellenico consacrato solo in un secondo

momento a Zeus, perveniva una gran quantità

di ex - voto da ogni parte della Grecia. Tra questi,

l’offerta maggiormente indicativa sarebbe stata

proprio la statua dello Zeus.

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Il santuario era adornato da una gran quantità

di offerte che venivano dedicate da ogni parte

della Grecia; fra queste c’era anche lo Zeus di

oro lavorato a martello, dedicato da Cipselo ti-

ranno di Corinto. La più grande di tutte però era

l’immagine in avorio di Zeus

Strab.,VIII, 3, 30

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speciale fidia

3 La cela del tempio liboniano, la cui altezza complessivaam-

montava a circa m 20, aveva pronao e opistodomo di uguale

profondità ed il naos diviso in tre navate da duefile di setteco-

lonne doriche su doppio ordine.

4 Il bronzettoinquestione, risalente al VIIIa.C., portava un elmo

sul capoe teneva il braccio levato come perscagliareun dardo.

5 Per la descrizione del primo edificio templare dorico: TO-

RELLI - MAVROJANNIS, 2002, p. 242; CHARBONNEAUX -

MARTIN - VILLARD, 2007, pp. 6 - 9; DÖRPFELD,1935, p. 102.

6 Paus., V, 17, 1.