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Nel numero precedente, nell’articolo “Dalla fondazione all’abbandono”, nella nota 20 ho erroneamente scritto

all’interno dei cartigli i nomi del sovrano. Si trattava di due registri tratti dalla Stele n° 5002 (cat. 1457 del Museo

Egizio di Torino). La corretta trascrizione geroglifica è la seguente:

(Il dio perfetto, signore delle Due Terre Aakheperkhara, figlio di Ra, del ventre suo Thutmosi, dotato di vita, che

ha fatto il servitore della Sede Grande Uadshemsi).

Di questo me ne scuso con i lettori e con il sovrano: sono stato un cattivo scriba! Per fortuna il detto egizio

“l’orecchio di uno studente è sulla schiena” non vale più!

Dopo questa doverosa errata corrige può iniziare la trattazione dell’argomento di questo numero.

Abitazione terrena

Nell’antico Egitto la costruzione delle abitazioni, ma anche dei palazzi reali, avveniva utilizzando materiali de-

peribili. Ciò che è arrivato sino a noi sono i templi e le tombe: erano infatti questi due elementi ad essere consi-

derati importanti per la vita di un egiziano. La nostra conoscenza della struttura delle case deriva principalmente

dall’apparato iconografico presente nelle tombe, per lo più da quelle tebane, da riferimenti su papiri od ostraca

e dai resti archeologici rinvenuti nelle poche città sinora ritrovate: Giza, Kahun

1

, Gurob

2

, Tell el-Amarna

3

e Deir

el-Medina. Tralasciando le fondamenta di capanne, di forma ovale con tracce di pali lignei, rinvenute a Merimda

e Beni Salama

4

, risalenti al periodo predinastico ed alcuni grafemi geroglifici databili alla prima e seconda dina-

stia che schematizzano piante di abitazioni, le più antiche case, seppur solamente a livello di fondazioni, risal-

gono alla terza dinastia e si trovano nel sito di Hierakonpolis

5

: si tratta di edifici costruiti in mattoni, a pianta

rettangolare e strutturati in una stanza ed in un cortile. All’incirca coeva con le precedenti è una dimora edificata

all’interno del recinto della piramide di re Zoser a Saqqara, che presenta una struttura leggermente più com-

plessa: in una piccola sala sono infatti state ricavate due porte che immettono rispettivamente in un secondo

ed in un terzo vano. Dopo queste prime case isolate giungiamo finalmente ad una vera e propria città: si tratta

di Giza, risalente alla IV dinastia. Qui alcune abitazioni, a pianta rettangolare e posizionate una accanto all’altra,

furono edificate per ospitare i sacerdoti della necropoli. Un’idea di come doveva essere un’abitazione ci viene

fornita dai cosiddetti “modellini dell’anima”: si tratta di ricostruzioni in argilla con dettagli molto precisi, come

porte, finestre e terrazzi. Un esempio lo si può vedere nella foto 1, nella quale è riprodotto un modellino di abi-

tazione, con tanto di scala per raggiungere il terrazzo, utilizzato spesso come camera da letto per contrastare

il caldo, specie nei mesi estivi.

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s p e c i a l e d e i r e l - m e d i n a

il villaggio operaio

di deir el-medina

Abitazione terrena ed abitazione per l’eternità

(prima parte)

di Alessandro Rolle

1 Scavata da William Flinders Petrie tra il 1888 ed il 1890. Fu

originariamente fondata per ospitare funzionari ed operai, che

lavoravano alla costruzione della piramide di Sesostri II a

Lahun, nel 1895 a.C. circa.

2 Come Kahun anch’essa si trova nell’oasi del Fayyum. Scavata

dal Petrie tra il 1888 ed il 1890, fu costruita per ospitare gli ope-

rai impegnati nella costruzione di un tempio sotto Thutmose III.

3 Città fondata da Akhenaton, verso la fine della XVIII dinastia.

Interessante notare come le case degli operai abbiano resti-

tuito molti reperti attestanti una certa indipendenza religiosa.

4 Merimda e Beni Salama si trovano nel Delta Occidentale e si

datano al periodo Neolitico.

5 Situata nell’oasi del Fayyum.