

vava in quella che è stata definita “sala del letto
chiuso”
15
. In un angolo dell’ingresso era infatti ricavata
una piccola saletta rialzata di circa settantacinque
centimetri, accessibile grazie all’ausilio di alcuni gra-
dini, in genere tre o cinque, contenente un letto co-
struito in mattoni crudi e riempito con sabbia e limo
del Nilo e decorato con geni e divinità, come ad esem-
pio il dio Bes
16
. Il letto veniva utilizzato principalmente
dal padrone di casa, quando non assente per lavoro
17
,
per dormire. Quando questi era impegnato a lavorare,
il letto diveniva un altare sul quale venerare, attraverso
busti e statuette, gli antenati.
Oltrepassata questa stanza si entrava in quella che è
da considerarsi la sala di ricevimento. E’ chiamata “sala
del divano” perché è presente, addossato ad una pa-
rete, una specie di divano in mattoni crudi e terra bat-
tuta alto una ventina di centimetri circa. Era su questo
divano che venivano ricevuti gli ospiti. Molto probabil-
mente era utilizzato dalla padrona di casa
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come letto.
All’interno di questa sala, che era più grande e alta ri-
spetto alle altre, vi era una colonna di legno, più rara-
mente due, che sosteneva il soffitto e sulla quale, nel
basamento, era spesso inciso il nome del padrone di
casa. In un angolo della sala, inoltre, era presente una
sorta di falsaporta dedicata alle più svariate divinità.
Alle pareti era disposto mobilio di varia natura. Sul pa-
vimento di fianco al divano era posizionata una botola
che celava scale che scendevano verso una cantina
nella quale erano custoditi documenti amministrativi,
oggetti preziosi, attrezzi da lavoro ed il vestiario per le
numerose feste che si celebravano nel villaggio. L’in-
tera stanza era illuminata da piccole finestre disposte
in alto. In alcune case è proprio in questa casa che gli
archeologi hanno riportato alla luce sepolture infantili,
una consuetudine attestata anche a Kahun in prece-
denza ed ad Amarna nello stesso periodo. Seguiva una
camera generalmente non decorata dalle molteplici
funzioni: stanza da letto, deposito di materiali vari ed
“officina” per lavori tipicamente femminili. L’ultima
sala della casa, consistente in una zona aperta ed ad-
dossata al muro di cinta, era la cucina, nella quale vi
era un forno troncoconico in terracotta per la produ-
zione del pane del diametro di circa sessantuno centi-
metri, alto intorno ai sessanta e spesso tre-quattro
centimetri. Nella maggior parte delle abitazioni qui era
presente una seconda cantina nella quale venivano im-
magazzinate le derrate alimentari, le anfore contenenti
le bevande ed il combustibile per il funzionamento del
forno. Tra la sala “multifunzione” e la cucina era co-
struita una scala che portava al terrazzo, dove si po-
teva dormire nei mesi caldi e stipare rifiuti ed oggetti
ormai divenuti desueti. In nessuna abitazione sono
stati trovati servizi igienici. Tuttavia un reperto prove-
niente dalla tomba del sovrintendente ai lavori Kha, un
sedile ligneo con foro centrale
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, fa pensare che in al-
cune case si utilizzasse questo strumento. Non si sa
con precisione quale stanza venisse utilizzata come
bagno: probabilmente, essendo l’unica con presenza di
acqua, era la cucina ad assolvere a questo scopo. In ge-
nerale, comunque, per andare in toilette ci si recava
all’esterno del villaggio. Quella descritta è la casa tipica
degli operai: variazioni erano comunque comuni. Ad
esempio nelle abitazioni di Qaha e Sennedjem la cucina
è posizionata nei pressi della sala del letto chiuso. Sono
state trovate anche più abitazioni unite in una sola, si-
tuazione che si verificava nel caso di matrimoni o ven-
dite, ad esempio. Addirittura abbiamo un caso di
abitazione divisa in due, una sorta di “villetta a schiera”
ante-litteram.
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s p e c i a l e d e i r e l - m e d i n a
15 Nome questo coniato dall’egittologo Bernard Bruyère il quale
ravvisò similitudini con i letti presenti nelle case bretoni.
16 Bes tra le sue varie caratteristiche aveva anche quella di
tenere lontano gli incubi dal sonno degli uomini: da ciò deriva
il suo essere raffigurato nel letto egizio.
17 Gli operai infatti nel corso della settimana lavorativa allog-
giavano in un villaggio intermedio, appositamente costruito
sulla montagna tebana.
18
nb.t pr
Signora della casa: era questo il titolo che
spettava alla sposa del padrone di casa.
19 Esposto nel Museo Egizio di Torino, al momento nella sala
ex-antichità.
20 Da “Vivere nell’antico Egitto”, pg. 23. E. Leospo - Mario Tosi,
Giunti.
7. Sala del letto chiuso ed ingresso della casa.
8. Il sedile ligneo con foro centrale di Kha
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