

ricevuto una formazione religiosa che influì sempre pro-
fondamente sulla sua vita. Scampato miracolosamente
alla distruzione del suo monastero, il giovane Kassa si
era dato alla vita banditesca, riuscendo, con le sue im-
prese, a guadagnarsi un numero sempre crescente di
seguaci. Con l’esercito raccolto intorno a lui, riuscì a
sconfiggere i più potenti feudatari del tempo, il poten-
tissimo ras ‘Ali e Wube (1855), il signore del Tigray, e
riunì nelle sue mani il potere, facendosi incoronare nel
1855 quale
negus neghesti
col nome di Tewodros (Teo-
doro) II e ponendo fine all’
Era dei Giudici
. Proponendosi
la rigenerazione morale ed economica del Paese, Tewo-
dros praticò con rigidità la giustizia; proibì la poligamia
e si prefisse di estirpare l’Islam dal Paese, identificando
Cristianesimo ed Etiopia. Un insieme di circostanze fa-
cilitò però l’insorgere di ribellioni e Tewodros cominciò
a considerare sé stesso, più che il salvatore del Paese,
lo strumento scelto da Dio per punire i peccatori. Co-
minciò a dar segni di squilibrio, fino a giungere ad
estremi di pazzia sanguinaria. Per contrasti con l’Inghil-
terra, offeso dal non aver ricevuto risposta a una sua
lettera alla regina Vittoria, imprigionò nella fortezza di
Magdala, da lui scelta come capitale, alcuni diplomatici
inglesi e altri europei. Per la loro liberazione, l’Inghil-
terra inviò una spedizione, guidata dal generale Robert
Napier (1810-1890): Magdala venne conquistata e Tewo-
dros, resosi conto della drammaticità della situazione, si
uccise sparandosi in bocca (13 aprile 1868).
Seguì il breve regno di Takla Giyorgis II e quindi quello
di Yohannes IV (1872-1889): fervente cristiano e intolle-
rante con le altre confessioni, il negus rimise in vigore
alcune antiche ordinanze contro i Musulmani e i Fala-
scia – gli “Ebrei neri” d’Etiopia -, ai quali fu ordinato di
convertirsi al cristianesimo (concilio di Boru Meda del
1878). Sottomise le popolazioni Wollo ed Oromo, alle
quali impose la conversione. Yohannes morì nel 1889,
ferito a morte nella pur vittoriosa battaglia di Metemma
contro le truppe del Mahdi, il condottiero musulmano
sudanese.
L’Etiopia moderna: da Menelik II al
Derg
Gli succedette Menelik II (1889-1913), già re dello Shawa.
Saggiamente consigliato dalla moglie, la regina Taytu
Betul, Menelik seppe portare avanti un processo di mo-
dernizzazione dell’Etiopia. Non solo riuscì ad allargare
a dismisura il territorio dell’impero, riconquistando ter-
ritori, specialmente al sud, che erano andati perduti ai
tempi del Gragn, ma seppe anche fermare il tentativo
di occupazione italiana, sbaragliandone l’esercito ad
Adwa nel 1896. Fondò Addis Ababa “Nuovo Fiore”, che
dotò di un servizio di posta, di telegrafo e di telefono,
con banche, strade e centrale idroelettrica. Fondò poi
una tipografia, diverse scuole, un ospedale; collegò
Addis Ababa con Gibuti tramite ferrovia.
Alla morte di Menelik venne designato erede il nipote
Ligg Iyasu, minorenne. Era figlio di ras Mika’el, ex-mu-
sulmano, convertitosi al tempo di Yohannes IV. Ligg
Iyasu mostrò chiare tendenze di propendere per l’Islam
e quando nel 1916, venuto il tempo, col raggiungimento
della maggior età, dell’incoronazione pubblica, i mag-
giorenti del Paese, timorosi di affidare un regno cri-
stiano a un sovrano musulmano, lo deposero ed
offrirono il trono alla figlia minore di Menelik, Zawditu
(1876-1930), alla quale affiancarono, come reggente e
futuro successore, ras Tafari Makonnen (1892-1974). La
scelta venne confermata anche dall’abuna Matewos
(1890-1926). Nel 1930, alla morte di Zawditu, ras Tafari,
che si era mostrato aperto alla modernizzazione, venne
nominato negus col nome di Hayla Sellasse “Forza della
Trinità” (1930-1974). Sotto il suo governo l’Etiopia di-
venne membro della Società delle Nazioni Unite di Gine-
vra; egli si adoperò per lo sviluppo del Paese, con la
creazione del ministero della Pubblica Istruzione e la
proclamazione di una costituzione e di un parlamento.
Nel 1935-1936 l’Etiopia cadde però vittima dell’occupa-
zione fascista: il negus fu costretto all’esilio, dal quale
rientrò nel 1941, quando, grazie agli Inglesi, gli Italiani
vennero espulsi dal Paese. L’occupazione fascista si ca-
ratterizzò, soprattutto all’inizio, sotto il viceré Rodolfo
21
s p e c i a l e e t i o p i a
Lalibala: la chiesa rupestre di san Giorgio