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c u l t u r a
- sapere che necessariamente qualche detta-
glio non potrà essere approfondito.
Nessuno ne soffrirà, certamente non gli anti-
chi Egizi sui quali si è detto già tutto, il contra-
rio di tutto e chissà quali altre novità ci
aspettano.
Ad esempio, partiamo da un’immagine comune
(sia visiva che concettuale): la mummia.
Sull'identificazione della mummia egizia,
siamo quasi tutti concordi: un corpo imbalsa-
mato di un antico abitante della valle del Nilo
avvolto in bende con le braccia posizionate
lungo il corpo oppure incrociate sul petto, con-
tenuto all’interno di una o più casse antropo-
morfe che seguono il profilo del corpo inserite
in altre casse a forma di parallelepipedo.
Quello appena descritto è solo una tipologia di
“trattamento” riservato al defunto a partire
“solo” dal Nuovo Regno in avanti, circa mille-
cinquecento anni prima di Cristo.
Dall'epoca predinastica fino alla fine del Medio
Regno, il defunto è stato in un primo momento
deposto in posizione rannicchiata su un fianco,
poi disteso ma sempre su un fianco: quello si-
nistro.
Il contenitore ha seguito il proprio contenuto:
nelle epoche remote, il corpo veniva posizio-
nato all'interno di semplici fosse scavate nel
terreno con forma che è variata da circolare a
rettangolare. Poi è stata utilizzata una piccola
cassa rettangolare, corta e stretta che ha la-
sciato il posto alla cassa lunga e stretta, fino
ad arrivare al nostro bel sarcofago a forma
umana.
Anche per l’imbalsamazione la vicenda non si
risolve in fretta: inizialmente alla conserva-
zione del defunto ci pensava il terreno arido e
secco (mummificazione); in un secondo mo-
mento, da quando gli antichi Egizi hanno ini-
ziato a utilizzare un contenitore, o in legno o
in argilla. Il corpo non rimaneva più integro e
per preservarlo hanno iniziato a sperimentare
le varie azioni che poi sono diventate a noi
tutti famose e facenti parte di quel complessis-
ssimo procedimento dell'imbalsamazione.
Perché tutti questi cambiamenti? Le cose va-
riano nel corso del tempo. Mode, credenze, usi
e costumi si trasformano. Non si può escludere
a priori che in ben tremila anni, ovvero circa
1.095.000 giorni di civiltà in un territorio va-
stissimo su cui oltre 300 sovrani hanno re-
gnato e “qualche” milione di persone ha
vissuto (e per vivere si intende: muoversi, pre-
gare, mangiare, lavorare, costruire, produrre,
ammazzare), tutto sia rimasto uguale senza
nessun cambiamento. Sarebbe presuntuoso
pensare che solo la nostra attuale civiltà, vista
l’alta tecnologia raggiunta, sia in grado di cam-
biare: variano le tempistiche, la velocità con
cui si introduce un cambiamento ma questo
differente ritmo non implica l'assenza del cam-
biamento.
La nostra idea di immobilismo sulla civiltà egi-
zia ci è stata fornita non tanto dagli stessi
egizi, ma dal filtro con cui gli studiosi si sono
avvicinati a questa civiltà; infatti, sono state
compiute delle operazioni astoriche che
hanno, per secoli, immobilizzato l’idea sulla Ci-
viltà egizia. Il Nuovo Regno è da sempre me-
Foto 3