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s p e c i a l e e t i o p i a
I rapporti con i Portoghesi
Durante il regno di Lebna Dengel (1508-1540) “Incenso della Vergine”, la potenza etiopica subì una gravissima crisi
per l’invasione musulmana guidata da Ahmad ibn Ibrahim, detto Gragn “Mancino”: diventato signore del sultanato
di Harar, costui intraprese un proprio e vero
jihad
contro l’impero cristiano, con razzie e campagne di conquista e di
assoggettamento dei cristiani. Il Dawaro, lo Shawa, l’Amhara, il Lasta, il Guraghé, lo Hadiyya e molte terre Sidama cad-
dero ben presto in suo possesso; l’Etiopia fu coperta di rovine, con la distruzione sistematica delle chiese e dei mo-
nasteri e la conseguente perdita di gran parte del ricco patrimonio artistico e letterario. Per l’Etiopia, il periodo del
Gragn segnò l’inizio di un rapido processo di decadenza e tantissimi cristiani furono obbligati ad abbracciare l’Islam
per aver salva la vita. Quando i musulmani invasero anche il Tigray, dove il negus si era rifugiato, Lebna Dengel si
trovò costretto a richiedere l’intervento armato diretto del Portogallo, ma prima che gli aiuti sperati potessero giun-
gere, il negus morì il 2 settembre del 1540 nel suo rifugio del Dabra Damo. Gli succedette il figlio Galawdewos (Claudio;
1540-1559), che continuò la disperata lotta contro i Musulmani. I Portoghesi inviarono una forza di 400 uomini, al co-
mando di Christovão da Gama (circa 1516-1542), quarto figlio di Vasco da Gama; dopo le prime vittorie, i Portoghesi
subirono però una grave sconfitta, nella quale lo stesso Christovão da Gama venne catturato e decapitato per mano
dello stesso Gragn. I duecento portoghesi rimasti riuscirono a ricongiungersi con le forze di Galawdewos e il 21 feb-
braio 1543 inflissero al Gragn, nei pressi del lago Tana, una sconfitta definitiva, nella quale lo stesso comandante
musulmano perse la vita. Con la sua morte, le sue truppe si dispersero e il dominio musulmano nel Paese venne
meno. L’Etiopia rimase però estremamente indebolita dalla lunga guerra e non poté così opporre la dovuta resistenza
alle continue migrazioni degli Oromo (Galla) da sud, che invasero in più riprese lo Shawa, l’Angot e l’Amhara.
In questo contesto, si rafforzarono le relazioni con l’Occidente cristiano, che sperava così di poter ricondurre la Chiesa
etiopica nel grembo del cattolicesimo romano. La missione, affidata alla neo-istituita Compagnia di Gesù, venne cu-
rata personalmente da sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), che redasse accuratamente le istruzioni da osservarsi da
parte dei suoi missionari, nelle quali si consigliavano prudenza e discrezione, che invece mancheranno del tutto al
vescovo Andrea de Oviedo (1518-1577) scelto per guidare la prima missione. La sua mancanza di tatto e l’arroganza
dimostrata nei confronti del negus, spinsero quest’ultimo a proclamare ufficialmente, nella cosiddetta “Confessione
di Claudio”, la fede professata da lui e dal suo popolo, negando che alcune pratiche, come la circoncisione e l’asten-
sione da determinati cibi, fossero pratiche giudaiche, così come era accusato, ma affermando che esse erano osser-
vate dagli Etiopi in ottemperanza al Vecchio Testamento; tali usi erano sempre stati seguiti per antica tradizione
locale. Dopo l’infruttuosa parentesi di Oviedo, la missione cattolica venne ripresa, con successo, da Pero Paes (1564-
1622), riuscito ad entrare fortunosamente in Etiopia nel 1604. La sua preparazione linguistica – conosceva perfetta-
mente l’arabo, il persiano e l’ebraico e, una volta in Etiopia, imparò in breve tempo il ge‘ez e l’amharico – unita alla
sua dottrina, amabilità e abilità lo resero assai stimato e apprezzato nell’ambiente di corte. La sua capacità di pre-
sentare la dottrina cattolica senza denigrare la fede altrui gli attirò le simpatie non solo del negus Susenyos (1607-
1632) e dei suoi fratelli, ma anche di numerosi altri membri della nobiltà e di alti rappresentanti della stessa gerarchia
la chiesa ortodossa
tewahedo
d’etiopia
Storia e prospettive di una Chiesa delle origini
I rapporti con l’Europa e l’Etiopia moderna
di Alberto Elli
seconda parte
Alberto Elli ci illustra in questo splendido articolo la singolarità, non per tutti nota, della Chiesa Ortodossa
Tewahedo d’Etiopia. La prima a diffondere, attraverso l'opera missionaria, il messaggio di Cristo nell'Africa nera.