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templi tebani: tali fotografie sono probabil-

mente custodite a Torino, in quanto a Firenze

non se ne trova traccia. Leggendo il diario di

Schiaparelli veniamo a conoscenza delle altre

località oggetto di studio: con base ad Assiut

visitò il convento copto di Rifa e grandi tombe

dell’epoca di Ramesse II; esplorò quindi le

cave di Durunka , Matmar e Kawalid databili

tutte al Medio Regno e la necropoli di Deir el-

Gebrawi della sesta dinastia, luogo in cui copiò

iscrizioni presenti in alcune tombe. Dirigendosi

verso sud visitò il villaggio di Hoteb , copiò le

tombe di Badari ed Hammamia, coeve alle pre-

cedenti. Si trasferì quindi alle limitrofe tombe

di Gau che però trovò talmente malridotte da

non riuscir a ricavarne nulla. Giunse in seguito

alla necropoli di Akhmin, portata alla luce dallo

stesso Ernesto nel precedente viaggio, ove

grazie a recenti scavi erano state scoperte

nuove tombe che ricopiò una ad una. Visitò le

tombe del Nuovo Regno di Mashaikh, i resti di

Abido e le tombe di Chenoboschion . Da Abido,

via Nilo, pervenne a Luxor da dove si spostò

ad Assuan. Qui visitò le rovine di Hermontis, la

fortezza di Gebelein, la necropoli delle gazzelle

dalla quale prelevò alcuni di questi animali

mummificati per esporli in Museo, le rovine di

Hermopolios e la necropoli di Hasaiot con la

copiatura di due tombe della VI dinastia da

poco rinvenute. A questo punto ritornò verso

Tebe, visitando le magnifiche cave di arenaria

presso Gebel Silsila. Poco più a Nord scoprì al-

cune tombe ad El-Kab. Da qui si sarebbe do-

vuto recare a Tell el-Amarna per raggiungere il

Petrie che vi stava scavando ma, per motivi di

salute, fu costretto ad un ritorno al Cairo e da

lì in Italia. Ritornò quindi a Firenze nel mese di

aprile e subito curò la pubblicazione delle iscri-

zioni appena scoperte della tomba di Harkhuf

ad Assuan con il libro: “Una Tomba egiziana

inedita della VI Dinastia, con iscrizioni storiche

e geografiche”, pubblicato con la Reale Acca-

demia dei Lincei. La relazione dello Schiapa-

relli fu letta all’Accademia il 15 maggio 1892.

Nella presentazione si legge:”La Memoria del

prof. Ernesto Schiaparelli è pregevolissima

sotto ogni aspetto, e conta fra le migliori con-

tribuzioni offerte di prossimo all’Accademia. Il

caso di uno scienziato italiano che ottiene al-

l’estero scoperte di primo ordine, e che ne

offre le primizie alla R. Accademia è così raro

che merita di essere segnalato. ……”. Come

oggi, anche allora gli scienziati non erano

molto propensi a diffondere le loro scoperte:

Schiaparelli si distingue anche in questo!

Nel 1893 il museo toscano ricevette in dono dal

governo egiziano alcuni dei sarcofagi e degli

ushabti rinvenuti nella chachette di Deir el-Ba-

hari due anni prima. Fu questa l’ultima grande

acquisizione del Museo sotto la direzione di

Schiaparelli. Il 30 settembre 1894 Ernesto

venne infatti nominato direttore del Museo

Egizio di Torino, il cui posto era vacante dopo

la morte di Ariodante Fabbretti. Ernesto la-

sciava un museo fiorentino in eccellenti con-

dizioni, con una collezione che contava ormai

più di 8.500 reperti: un notevole incremento

rispetto al 1880!

Per facilitare la gestione dell’”Associazione

Nazionale per Soccorrere i Missionari cattolici

Italiani” ne trasferì la sede da Firenze a Torino.

La prima decisione che prese come nuovo di-

rettore dell’Egizio di Torino fu quella di licen-

ziare, con un atto francamente poco

comprensibile, Francesco Rossi, che vi lavo-

rava da ben 30 anni, negandogli anche l’uti-

lizzo di una piccola sala per insegnare. Come

coadiutore per le Antichità fu affiancato da

Pietro Barocelli. Un notevolissimo lavoro lo at-

tendeva nel Museo della capitale sabauda: già

da parecchi decenni infatti la storia egizia era

stata suddivisa dagli egittologi in Antico,

Medio, Nuovo Regno e Tarda Epoca e, da poco,

erano stati individuati i periodi Predinastico e

Protodinastico; il museo torinese era invece

ancora fermo all’esposizione dei reperti della

collezione drovettiana, provenienti per la mag-

gioranza da Tebe e databili quasi per intero al

Nuovo Regno. Come a Firenze occorreva con

urgenza recarsi in Egitto per effettuare acqui-

sti sul mercato antiquario. Per tale scopo riuscì

ad ottenere dal Re Vittorio Emanuele III dei fi-

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