

portato in moltissimi paesi europei ad una
profonda riforma del settore attraverso legi-
slazioni organiche. Inoltre sono nate straor-
dinarie opportunità occupazionali nel
settore, con centinaia di posti di lavoro per
archeologi, oltre ad esserci stata una evolu-
zione della professione ed una ritrovata di-
gnità professionale.”
Com’è strutturata l’ANA?
“L’ANA si basa sul principio della democrazia
partecipativa: tutti i soci possono realizzare
iniziative locali ed eleggono nelle diverse Re-
gioni i rappresentanti regionali, tramite co-
mitati e assemblee ed eleggere i delegati
nazionali. E’ retta dal Presidente insieme al
Vicepresidente, dalla Segreteria Nazionale e
dal Direttivo Nazionale. Quest’ultimo, che si
riunisce almeno 3 volte ogni anno, è costi-
tuito da 30 membri provenienti da tutta Ita-
lia. Organi di controllo dell’Associazione sono
il Collegio dei Probiviri e il Collegio dei Revi-
sori dei Conti. La gestione delle attività re-
gionali è affidata alle Sezioni e alle Sedi
regionali. Tutti gli organi e le cariche dell’As-
sociazione si rinnovano ogni tre anni. Inoltre,
per sensibilizzare ai problemi della categoria
già prima della laurea, vi è all’interno del-
l’ANA un Coordinamento degli Studenti di ar-
cheologia, con propri rappresentanti eletti a
livello regionale e nazionale.”
C’è un calendario di eventi che l’ANA ha orga-
nizzato nel corso dell’anno o a cui parteciperà?
“Dal 2006 partecipiamo alla Borsa Interna-
zionale del Turismo di Paestum, che vede
proprio l’ANA tra i principali partner. Inizia-
tive e tavole rotonde sono organizzate ogni
mese, soprattutto nelle università, per sensi-
bilizzare sulle problematiche degli archeologi
e dell’archeologia. Inoltre, l’ANA partecipa a
numerose altre manifestazioni nazionali e re-
gionali in difesa dei beni culturali e per mi-
gliorare le condizioni professionali degli
archeologi. Tra le ultime “Abbracciamo la
Cultura” ed “Il nostro tempo è adesso”.”
Quando e com’è cominciato il tuo impegno
nell’ANA?
“Comincia proprio con la costituzione dell’as-
sociazione, nel 2005. Sono tra i soci fonda-
tori costituenti. Ricordo che ero iscritta da
circa un anno all’università e ad un certo
punto mi ritrovai catapultata in un mondo
pieno di archeologi (già laureati) che parla-
vano del futuro, del mio futuro. Venni eletta
rappresentante nazionale degli studenti. Fu
un bell’impegno parlare ai miei colleghi, gio-
vanissimi, dei problemi del mondo dei beni
culturali!“
Secondo il tuo punto di vista qual’è una delle
priorità maggiori, in questo momento storico,
per l’archeologia italiana ?
“Senza dubbio il primo passo è il riconosci-
mento ufficiale della professione dell’archeo-
logo, dato che la normativa italiana non fissa
dei requisiti minimi per l'esercizio della pro-
fessione. Poi riconoscere il ruolo sociale che
l’archeologo ha nella società. È impensabile
che le future generazioni possano non cono-
scere il loro passato.
Inoltre, è necessario porre un freno all’ abuso
di volontari che sempre più vengono “utiliz-
zati” nei cantieri archeologici provocando
spesso danni irreparabili e lasciando a casa
chi, per svolgere quell’attività, ha studiato e si
è formato per anni (quanto un qualsiasi pro-
fessionista di un altro settore, del resto). È
inutile parlare della tutela del nostro patrimo-
nio culturale: se continua ad esserci l’incapa-
cità di conservarlo, potremmo ritrovarci a non
saper più cosa tutelare, oltre ad avere la per-
dita di un patrimonio storico che non ci ver-
rebbe più restituito.”
Il mestiere dell’archeologo ha bisogno di una
grande passione che lo sostenga giorno dopo
giorno nelle numerose sfide che deve affron-
tare, a partire dagli anni di formazione.
Ma le sfide, purtroppo, non sono quelle dello
stereotipo con il quale abbiamo aperto questo
articolo, fatte di azioni audaci e storie roman-
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a s s o c i a z i o n e n a z i o n a l e a r c h e o l o g i
La
dott.saSilvia Vacca,
segretaria regionale dell'ANA Campania