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a s s o c i a z i o n e n a z i o n a l e a r c h e o l o g i

E’ un paradosso tutto italiano.

Da una parte una gran quantità di siti archeologici che andrebbero indagati, consolidati, resi

fruibili al pubblico e che dovrebbero essere oggetto di una continua manutenzione da parte

degli specialisti. Dall’altra uomini e donne che, dopo un percorso universitario lungo e com-

plesso, durante il quale hanno acquisito una professionalità di altissimo livello, non riescono a

finalizzare in un lavoro stabilmente e correttamente retribuito quegli anni di studio.

Questi sono gli Archeologi.

Una figura professionale che la letteratura e la cinematografia ha appiattito in uno stereotipo

che basta a se stesso, secondo il quale serve un piccone, una pala e una X dove cominciare a

scavare. Fatta di uomini che partono portando con se solo un piccolo zaino, salgono su aerei

malmessi che atterrano su di una pista sterrata in un paese quasi sconosciuto, lontano migliaia

di chilometri da qualsiasi altro posto. Qui si trasformano in una specie di Rambo e fanno tabula

rasa di nemici e concorrenti, tornando a casa col prezioso manufatto.

No, questa non vuole essere una critica alla fortunata serie cinematografica dell’archeologo

per eccellenza, Indiana Jones, ma il tentativo di praticare quella salutare dicotomia tra ciò che

ci sembra essere e ciò che per davvero è. Perché non esistono X dove cominciare a scavare, ma

indagini realizzate da personale qualificato con strumenti sofisticati. Perché prima “partire”

serve un progetto, un preventivo di spesa con la necessaria copertura economica, nel quale –

troppo spesso – non è contemplato un adeguato compenso per quella figura professionale che

associazione nazionale archeologi

“RISCOPRIAMO

IL PASSATO

E NON ABBIAMO

UN FUTURO!”