

42
a s s o c i a z i o n e n a z i o n a l e a r c h e o l o g i
E’ un paradosso tutto italiano.
Da una parte una gran quantità di siti archeologici che andrebbero indagati, consolidati, resi
fruibili al pubblico e che dovrebbero essere oggetto di una continua manutenzione da parte
degli specialisti. Dall’altra uomini e donne che, dopo un percorso universitario lungo e com-
plesso, durante il quale hanno acquisito una professionalità di altissimo livello, non riescono a
finalizzare in un lavoro stabilmente e correttamente retribuito quegli anni di studio.
Questi sono gli Archeologi.
Una figura professionale che la letteratura e la cinematografia ha appiattito in uno stereotipo
che basta a se stesso, secondo il quale serve un piccone, una pala e una X dove cominciare a
scavare. Fatta di uomini che partono portando con se solo un piccolo zaino, salgono su aerei
malmessi che atterrano su di una pista sterrata in un paese quasi sconosciuto, lontano migliaia
di chilometri da qualsiasi altro posto. Qui si trasformano in una specie di Rambo e fanno tabula
rasa di nemici e concorrenti, tornando a casa col prezioso manufatto.
No, questa non vuole essere una critica alla fortunata serie cinematografica dell’archeologo
per eccellenza, Indiana Jones, ma il tentativo di praticare quella salutare dicotomia tra ciò che
ci sembra essere e ciò che per davvero è. Perché non esistono X dove cominciare a scavare, ma
indagini realizzate da personale qualificato con strumenti sofisticati. Perché prima “partire”
serve un progetto, un preventivo di spesa con la necessaria copertura economica, nel quale –
troppo spesso – non è contemplato un adeguato compenso per quella figura professionale che
associazione nazionale archeologi
“RISCOPRIAMO
IL PASSATO
E NON ABBIAMO
UN FUTURO!”