

considerata un bastione del cristianesimo.
La decadenza del regno aksumita e la dinastia
Zagwé
Verso il 630, a causa probabilmente anche di problemi
interni, come i rinnovati movimenti di indipendenza da
parte delle tribù Beja del Nord o anche difficoltà dina-
stiche, la capitale stessa si spostò a sud e Axum perse
tutta la sua importanza politica, benché continuasse ad
essere un importante centro religioso; alcune delle più
tardi dinastie la scelsero come sede delle cerimonie di
incoronazione. Pur conservando il controllo degli alto-
piani, l’Etiopia cristiana nei secoli successivi volse la pro-
pria attenzione verso sud, nelle regioni di Lasta e di
Shawa, e non più verso est, diffondendo la lingua ge‘ez
e la religione cristiana anche tra le popolazioni pagani, in
particolare tra gli Agaw, dando inizio a un lento processo
di fusione che avrebbe poi prodotto la nazione abissina.
Verso la fine del X secolo, come confermato anche da una
lettera inviata dal re della Nubia al patriarca alessandrino
Filoteo (975-1003), l’Etiopia fu colpita da una grave cala-
mità, causata dall’invasione di genti nemiche guidate da
una regina, nota come Gudith o Esato (“fuoco”), che
causò lutti e distruzioni, fino a condurre il Paese sull’orlo
della rovina. Chiese e monasteri furono rasi al suolo e sa-
cerdoti e monaci uccisi.
Nel XII secolo, ormai decaduto il regno di Axum, nella re-
gione del Lasta emerse, verso il 1137, una nuova dinastia,
quella degli Zagwé, di origine Agaw. Questa dinastia rimase
celebre soprattutto per le chiese monolitiche che il re La-
libela fece scavare nel tufo rosaceo della capitale Roha –
più tardi ribattezzata col nome stesso del re –, chiese anno-
verate dall’UNESCO come parte del patrimonio universale.
La nuova dinastia salomonica
Verso il 1270 la dinastia Zagwé viene rovesciata da Ye-
kuno Amlak, che si presenta come il restauratore della
dinastia salomonica. Con lui inizia un’azione di conquista
e di ampliamento del territorio del regno, fino allora limi-
tato alle regioni del Tigray, dell’Eritrea e dell’Agaw. Il Goj-
jam, l’Amhara e lo Shawa vengono inglobati, soprattutto
per opera del re Amda Seyon “Colonna di Syon” (1314-
1343), noto, per le sue spedizioni vittoriose contro i Mu-
sulmani di Ifat e Adal, anche in Europa, col nome di
Senapo
4
. E con l’ampliamento del territorio si accoppia
anche un’intensa attività missionaria rivolta ai popoli
conquistati, che porta a una rapida diffusione del cristia-
nesimo. Nuovo vigore viene anche dalla revisione delle
antiche traduzioni della bibbia in ge‘ez, dalla composi-
zione e traduzione di libri necessari all’esercizio del culto
e della catechesi. Vengono fondati anche importanti or-
dini religiosi, in particolare le due “case” dei monaci di
Takla Haymanot “Pianta della fede”, diffusi principal-
mente nel sud, col loro centro nel monastero di Dabra Li-
banos nello Shawa, e di Ewostatewos (Eustazio), diffusi a
nord, col monastero di Dabra Bizan, nell’odierna Eritrea.
Lo stato etiopico ebbe la sua massima espansione du-
rante il regno dei negus Dawit II (1383-1411) e Zar’a
Ya‘qob “Seme di Giacobbe” (1434-1468); quest’ultimo,
soprattutto, non solo conseguì importanti risultati mili-
tari contro i sultanati musulmani che circondavano
ormai a sud e ad est l’impero cristiano, ma, specie di Giu-
stiniano etiopico, promosse anche una notevole riforma
politica e religiosa del suo governo. Durante il suo regno
si pone il concilio di Ferrara-Firenze che, vide, nel 1442,
un tentativo di unione della Chiesa etiope con la Chiesa
cattolica, unione rimasta però solo sulla carta. Non se-
condario è l’impulso che il negus seppe dare anche alla
letteratura etiopica, componendo personalmente opere
di carattere sacro e di difesa della religione ortodossa
contro le eresie, che anche in Etiopia tendevano ora a
proliferare. È di questo periodo, infatti, l’eresia che ne-
gava il “Convito del Monte Sion”, che si opponeva all’isti-
tuzione della Eucarestia; l’eresia dei Mikaeliti, i quali
affermavano che Dio ha una forma conosciuta da Lui
solo e riconoscevano nella Trinità tre nomi, ma una sola
persona; inoltre, l’eresia degli
Estefanositi
, noti anche
come
Stefaniti
, promossa dal monaco Estefanos, che si
opponeva alla venerazione della Madonna e della croce,
ALBERTO ELLI
s p e c i a l e e t i o p i a
4 Nell
’Orlando Furioso
di Ludovico Ariosto (1474-1533) e
nella
Gerusalemme Liberata
di Torquato Tasso (1544-1595),
43
Alberto Elli si è dedicato allo studio dell'egittologia (egi-
ziano classico e neo-egizio, demotico e copto) e succes-
sivamente anche delle lingue semitiche: dall'ebraico
all'arabo, dal sumerico all'accadico. dal siriaco al Ge'ez.
Ha pubblicato una
Introduzione ai geroglifici
(1995). Lo
studio del copto lo ha poi portato a interessarsi anche
della storia delle Chiese orientali. Frutto di questa pas-
sione sono i tre volumi della
Storia della Chiesa Copta
(Fransciscan Printing Press, Gerusalemme - Il Cairo,
2003). Per i tipi di Ananke ha pubblicato
La Stele di
Rosetta e il Decreto di Menfi
;
Ramesse II e gli Hittiti
.