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denti alle attuali Etiopia ed Eritrea, introducendovi il

suo apporto religioso e culturale, che comportò note-

voli e profondi cambiamenti nelle tradizioni locali. Il

ruolo che ben presto esso avrebbe assunto in Etiopia

è testimoniato anche dalla celebre spedizione che, su

pressione dell’imperatore di Bisanzio Giustino I (518-527) il

re Kaleb condusse nei primi anni del 520 contro lo Yemen,

in seguito alla persecuzione scatenata dal sovrano yeme-

nita Dhu Nuwas, di religione ebraica, contro i cristiani del-

l’oasi di Najran.

I primi contatti con l’Islam

Col VII secolo hanno inizio i contatti col nascente movi-

mento religioso dell’Islam e la storia successiva dell’Etio-

pia sarà drammaticamente segnata dal confronto, spesso

sanguinoso e violento, con l’espansionismo islamico. Gli

inizi, tuttavia, furono molto più pacifici e l’Etiopia accolse

generosamente gruppi dei primi seguaci di Muhammad

(Maometto), inviati in Abissinia dal Profeta stesso per met-

terli al sicuro dalle persecuzioni scatenate contro di loro

dai Qurayshiti della Mecca, i membri della tribù di Mao-

metto, fieri avversari della nuova religione. I profughi arri-

varono in due ondate. Nel 615 arrivò un primo gruppo, di

undici uomini e quattro donne; essi ritornarono in Arabia

dopo tre mesi, a motivo della falsa notizia che i Qurayshiti

si erano convertiti all’Islam. Nei mesi successivi ci fu un se-

condo arrivo, comprendente ottantatré uomini e diciotto

donne: trentatré uomini e otto donne restarono poco

tempo in Abissinia, rientrando alla Mecca, mentre gli altri

rimasero in Etiopia fino al 628. I rifugiati furono accolti be-

nevolmente dal negus (chiamato Asham ibn Abjar nelle

cronache arabe e da identificarsi probabilmente col re axu-

mita Armah), al quale fu consegnata una lettera dello

stesso Maometto, ove chiedeva la protezione del negus

per i suoi seguaci, costretti ad abbandonare il loro Paese

perché adoravano un Dio unico e avevano ripudiato l’ido-

latria. Ben presto, altri gruppetti di musulmani lasceranno

la Mecca per cercare rifugio nell’ospitale Abissinia. I rap-

porti tramusulmani ed Etiopi resteranno cordiali e qualche

anno dopo, alla morte del negus (630), Maometto cele-

brerà un servizio funebre in sua memoria. Secondo alcuni

hadith

musulmani, amotivo di questa generosità mostrata

verso i suoi seguaci perseguitati Maometto avrebbe ordi-

nato di non portare il

jihad

contro l’Etiopia – “Lasciate in

pace gli Abissini”, sarebbero state le sue parole -, a meno

che gli Etiopi non fossero stati i primi ad attaccare. Ma le

cronache arabe ci hanno tramandato anche una diversa

storia, secondo la quale lo stesso Asham ibn Abjar si sa-

rebbe convertito all’Islam e avrebbe conservato il trono

solo celando ai propri sudditi l’avvenuta conversione; da

qui a considerarlo un santo musulmano, il passo fu breve.

E pertanto, secondo alcuni giuristi arabi, lungi dall’essere

esentata dal

jihad

, l’Etiopia cristiana era da considerarsi

una terra persa all’Islam e pertanto occorreva compiere

ogni sforzo per recuperarla dalla sua apostasia.

Nonostante i primi rapporti col nascente Islam fossero

stati amichevoli, essi non avrebbero tardato a guastarsi.

Da parte abissina, causa ne furono le spedizioni di pirati

che sovente attaccavano e distruggevano i porti dell’Ara-

bia e rendevano oltremodo difficile e insicura la naviga-

zione nel Mar Rosso. Per cercare di tagliare ai pirati le vie

del mare, i Musulmani occuparono in maniera sistematica

le isole Dahlak, davanti alle coste abissine. Con l’instau-

rarsi dei Musulmani nelle Dahlak, e successivamente sul-

l’isolotto di Massawa, anche la pirateria, che aveva le sue

basi sulle retrostanti coste africane, subì un colpo deci-

sivo; ma in questo modo anche la possibilità del reame

di Axum di espandersi fuori dall’Africa veniva annullata.

L’espansione araba del VII e dell’VIII secolo e la sua cre-

scente egemonizzazione del commercio marittimo nel

Mar Rosso portarono al crollo dell’intero sistema econo-

mico sul quale si era fondata la prosperità di Axum; la

minacciosa presenza musulmana provocò infatti l’abban-

dono da parte dei Cristiani anche del porto di Adulis, il

più importante dell’Abissinia, nonché unico accesso del

regno di Axum al commercio internazionale.

L’espansione dell’Islam rese difficili le comunicazioni tra

Occidente ed Etiopia cristiana. Privata dagli islamici dei

suoi sbocchi commerciali sul Mar Rosso, l’Etiopia perse

sempre più contatto con l’Occidente, che ora poteva av-

venire solo per via di terra, attraverso l’Egitto, pur esso in

mano musulmana, e soprattutto attraverso la città di Ge-

rusalemme, dove si era costituita, attorno ai Luoghi Sacri,

una comunità di monaci etiopi. Tagliata fuori dai contatti,

anche se marginali, col mondo mediterraneo, l’Etiopia sa-

rebbe vissuta per secoli in un quasi totale isolamento: in

Europa persino la sua vera posizione geografica sarebbe

stata a lungo sconosciuta. Il Cristianesimo, tuttavia, era

ormai diventato parte integrante del tessuto sociale e sa-

rebbe rimasto il legante fondamentale per la storia na-

zionale successiva dell’Etiopia, che per secoli oppose una

strenua resistenza alla diffusione dell’Islam, sì da essere

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