

tato la storia da lui poi tramandataci, Frumenzio
passò prima da Alessandria per chiedere al pa-
triarca Atanasio (328-373) di inviare un vescovo ad
Axum. Atanasio ritenne opportuno consacrare
Frumenzio stesso prima presbitero e quindi “ve-
scovo di Axum” (o “degli Axumiti”) e rimandarlo in
Etiopia, stabilendo così un legame, durato fino ai
nostri giorni, tra la sede patriarcale di Alessandria
e la nascente Chiesa etiopica, legame che vuole
l’
Abuna
“nostro padre” (chiamato anche
p
ā
pp
ā
s
,
“arcivescovo, metropolita”) d’Etiopia scelto tra i
monaci egiziani e consacrato dal patriarca copto.
È tuttavia da notare che, non conoscendo usi e co-
stumi dell’Etiopia e neppure – almeno inizialmente
- la lingua, il ruolo dei metropoliti egiziani si esau-
riva nell’ordinazione dei sacerdoti e dei diaconi e
nella consacrazione delle pietre sacre d’altare, i
tabot, mentre l’amministrazione ordinaria degli af-
fari della Chiesa era nelle mani della gerarchia ec-
clesiastica locale, in particolare del capo dei
monaci, l’
ecceghé
(l’abate del monastero del
Dabra Libanos
nello Shawa; costui prese il posto
tenuto precedentemente dall’ ‘
aqabe se‘at
“cu-
stode delle ore”, nome dell’abate del Dabra Hayq
Estifanos), e degli abati,
memhér
, dei singoli mona-
steri.
In Etiopia, Frumenzio ricevette il nome di
Abuna
Salama
“nostro padre della pace” (Sal
ā
m
ā
I, circa
340 - circa 380), spesso qualificato come
Kaš
ā
t
Berh
ā
n
“rivelatore della luce, illuminatore”, in
quanto è considerato aver introdotto ufficialmente
il Cristianesimo nel Paese. Regnavano allora i due
re Abreh
ā
e Asbeh
ā
, nomi che i moderni studiosi
ritengono essere i nomi regali del re Ezana e del
fratello e coreggente Še‘az
ā
n
ā
, o meglio i nomi as-
sunti dai due fratelli al momento del battesimo;
essi avrebbero abbracciato il cristianesimo verso il
333 del calendario etiopico, corrispondente al
340-341 d.C.
A conferma del racconto di Rufino alcune iscrizioni
del posto dimostrano come il re axumita Ezana
prima della metà del IV secolo lasciò il paganesimo
per passare al cristianesimo, fatto attestato anche
dalle emissioni numismatiche dello stesso so-
vrano. Numerose iscrizioni epigrafiche (in greco,
in sud-arabico epigrafico - detto anche pseudo-
Sabeo - e in ge‘ez, vocalizzato oppure no) di
Ezana, nelle quali egli si presenta, almeno teorica-
mente, come sovrano su larghe aree dell’odierno
Yemen, dell’Etiopia e del Sudan, parlano delle sue
frequenti campagne militari contro i Beja, gli Ag-
wezat e il paese di Afan: in esse, il sovrano rende
grazie agli dei ‘Astar, Beher e Mahrem per le vitto-
rie concessegli. In una successiva iscrizione, nota
come “iscrizione monoteistica” o “iscrizione trini-
taria” e giuntaci in ge‘ez vocalizzato, in greco e in
sud-arabico, relativa alla spedizione contro le tribù
sudanesi dei Noba e dei Kasu, fa la comparsa un
re cristiano; le precedenti formule religiose rela-
tive a un pantheon pagano, ove il re si definiva “fi-
glio dell’invincibile Marhem”, appaiono ora
sostituite da altre nelle quali si fa uso di una termi-
nologia chiaramente cristiana: “
Per la potenza del
Signore del cielo che è in cielo e che in terra ha po-
tere su tutti gli esseri”, “Nella fede di Dio e nella
potenza del Padre, Figlio e Spirito Santo che hanno
salvato per me il regno, per la fede in suo figlio
Gesù Cristo che mi ha aiutato e sempre mi aiu-
terà
”, “
Per la potenza del Signore e per la grazia di
Gesù Cristo, il figlio del Signore, il vittorioso, nel
quale io credo
”, “
Con l’aiuto della Trinità, il Padre,
il Figlio e lo Spirito Santo
”, ed altre simili. Anche
sulle monete appare chiaramente, a un certo
punto, il favore reale per la nuova religione. Mentre
le prime emissioni di Ezana non si distinguono
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s p e c i a l e e t i o p i a
Dabra Libanos: interno della chiesa di Takla Haymanot