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lizzarla. Stabilitosi a Baql

ā

, qui visse per sette anni

e vi tradusse in etiopico il Vangelo di san Matteo. Si

trasferì poi nel Seraè da dove, divulgatasi la sua

fama, venne chiamato ad Axum dal metropolita

Elyas. Ma per aver condannato l’operato simoniaco

del vescovo, che conferiva gli ordini sacri dietro pa-

gamento, venne relegato dal re Za-Gabaza Axum a

Deraq

ā

, dove visse in una grotta. Dopo che una ter-

ribile siccità, durata ben tre anni, ebbe costretto so-

vrano e metropolita ad accettare le critiche del

santo, questi potè spostarsi a Gun

ā

Gun

ā

, dove rice-

vette la visita del re Gabra Masqal “

Servo della

Croce

”, che fondò per lui la chiesa di Beta Masqal

“Casa della Croce”, e quindi tra i pagani di Tarq

ā

,

dove morì. Allo stesso ciclo appartiene anche un

Giovanni, giunto dall’Egitto in Etiopia, accompa-

gnato da molti monaci, al tempo del re Kaleb; a lui

si deve la fondazione del Dabra Sina, in onore della

Vergine.

Ben più ricche e complesse sono le leggende rela-

tive ai Nove Santi. Stabilitisi in varie regioni del

regno axumita, sarebbe a questi personaggi che an-

drebbe ricondotta la reale cristianizzazione del

Paese, nonché l’introduzione del monachesimo e la

traduzione di opere importanti per la vita religiosa,

oltre che monastica. Il loro arrivo in Etiopia e la loro

attività si situano nel regno dei sovrani Sa‘aldoba,

Ella Amida, Tazena, Kaleb e Gabra Masqal, del V e

del VI secolo. Le fonti tradizionali ci hanno conse-

gnato i loro nomi, anche se con leggere variazioni:

Za-Mika’el Aragawi, Yeshaq (o Garima), Pantalewon,

Liqanos, Yem‘at

ā

, Sehma, Guba, Aftse e Alef (que-

st’ultimo a volte sostituito da un ‘Os). Le più interes-

santi opere di questo ciclo sono gli

Atti di Za-Mika’el

Aragawi

e gli

Atti di Garima

, risalenti probabilmente

a un tempo di molto posteriore agli eventi narrati: si

ritiene infatti che siano stati redatti nel secolo XV,

ad opera del metropolita Yeshaq II (1481-1500) e del

suo coadiutore vescovo Yohannes.

Il Cristianesimo si diffuse così nei territori corrispon-

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s p e c i a l e e t i o p i a

3 Questo dato, chiaramente anacronistico (Pacomio

visse tra il 287 circa e il 347), ha l’unico scopo di dare

maggior lustro al monachesimo etiopico, legandolo così

strettamente con la figura del celebre monaco egiziano.

D’altronde, nessun documento testimonia la permanenza

dei Nove Santi presso i monasteri della Tebaide. Per

quanto riguarda Abba Libanos, ciò significa che egli era

stato educato nella tradizione monastica pacomiana.