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cessivo. Era un prodotto
fondamentale, ma forse
l’impiego in cucina era
quello meno preponde-
rante; infatti, con l’olio si
illuminavano le torce e
si producevano profumi
e unguenti per la pulizia
personale.
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Note a tutti
sono statue in bronzo
raffiguranti atleti nell’at-
to di detergersi la pelle
con lo strigile, uno stru-
mento in metallo dalla
forma a cucchiaio allungato, utile per pulirsi dalla miscela di olio e sale
che aveva una funzione esfoliante. (foto 1 e foto 2) Inoltre, per la
produzione di prodotti cosmetici e per la toelette femminile, l’olio
era l’ingrediente principale. Non solo olio ma anche il vino, inizial-
mente importato dalla Grecia, veniva prodotto su scala locale; di-
stese di vigne e di oliveti caratterizzano tutt’oggi i paesaggi delle
dolci colline toscane, segno di una produzione così profondamen-
te radicata che, senza discontinuità, ha caratterizzato fortemente il
paesaggio stesso. Dunque, una tavola davvero ricca: pani, focacce
di grano tenero, formaggi, miele, carni allo spiedo, pesce, frutta sec-
ca speziata e dolce, vino profumato.
Una grande varietà di prodotti ed una grande varietà di ceramiche
adibite alla preparazione e al consumo dei pasti; è necessario però
distinguere reperti di fattura più grezza, utilizzati quindi come stru-
menti da mensa e da dispensa e certamente non di uso elitario, da
prodotti invece esclusivi, finemente decorati e dalle forme eleganti.
Una tavola aristocratica si componeva quindi di coppe su alto pie-
de, kantharoi e kilikes colme di vino speziato e dall’alta gradazione
alcolica; recipienti strabordanti di frutti, piatti decorati su cui ser-
vire le carni allo spiedo, ma soprattutto crateri in cui si mesceva il
vino e si diluiva con acqua, kyathoi, una sorta di attingitoi per prele-
vare il vino da versare nelle coppe, e splendide oinochoai, le broc-
che dell’antichità, dal corpo ovoidale e dall’orlo trilobato, utilizzate
per versare l’acqua e fiore all’occhiello della produzione etrusco-co-
rinzia.
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(foto 3) Immaginiamo quindi anche la giusta ambientazione
entro cui collocare tanta opulenza: la tomba dei Rilievi di Tarquinia
offre un ottimo esempio di ambiente domestico, ricco di utensili
più vari, in cui avremmo potuto trovare una tavola imbandita, pre-
disposta per un banchetto i cui partecipanti si sarebbero comodamente
sdraiati sulle klinai, letti in legno ometallo, interamente coperti di morbidi
cuscini e stoffe sontuosamente decorate. Splendide immagini di questo
tipo non sono frutto di fantasia, bensì della lettura attenta della cultura
materiale a nostra disposizione. Gli affreschi tarquiniesi, in questo caso,
offrono gli spunti migliori e l’esempio classico e più studiato è rappresen-
tato dal frontone della camera principale della Tomba della Caccia e della
Pesca.
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(foto 4) Datata al 520 a.C., le immagini dipinte su parete incar-
nano e riassumono efficacemente lo stile di vita delle aristocrazie etru-
sche, ossia di quella cerchia di famiglie arricchitesi grazie ai commerci
2 G. Camporeale 2004, pp. 177 ss.
3 M. Martelli 2000, pp. 54 ss.
4 S. Steingraber 1985, pp. 299 ss.
e che, fortemente influenzate dalla
cultura greca, fecero del banchet-
to un momento di esaltazione di
princìpi e virtù in cui riconoscersi.
Il frontone rappresenta una sorta
di fermo immagine di un momen-
to di intima complicità tra due co-
niugi; moglie e marito sono sdraiati
sul fianco sinistro, con il gomito ap-
poggiato su morbidi cuscini colora-
ti. La donna è vestita di tutulus, un
copricapo di derivazione orienta-
le, indossa calcei repandi, scarpe a
punta molto di moda in Etruria ed
indossa splendidi orecchini a disco
realizzati a granulazione, una tecni-
ca che permetteva la realizzazione
di fini sfere d’oro applicate poi su
lamina. Le vesti, tra cui il mantello
verde oliva, sono rese con minuzia
di particolari e si presentano in ele-
ganti contrasti di colore, di grande
gusto ed eleganza. L’uomo è invece
a dorso nudo e indossa una colla-
na di bucrani, porta barba e capelli
lunghi ed è rappresentato nell’at-
to di passare alla moglie una pate-
ra, una sorta di tazza larga e bassa,
foto 2 / Strigili / Wikimedia Commons
foto 3 / oinochoe etrusco / corinzia del Pittore delle Rondini. Vulci,
620 a.C.