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utilizzata durante i banchetti. La scena è contestualizzata entro un am-
biente riccamente decorato di ghirlande appese alle pareti, con ancelle
addette alla realizzazione di corone di fiori: le stesse corone che la mo-
glie sta passando al marito. Il letto su cui sono sdraiati è ricoperto di stof-
fe colorate e si riconosce il cuscino su cui i due si appoggiano. Questa
rappresentazione costituisce davvero un unicum nel panorama dell’arte
etrusca, sotto tutti i punti di vista; non solo, infatti, è preziosissima fonte
di ricostruzione delle ambientazioni e delle cerimonie aristocratiche, ma
spinge anche ad una considerazione importante sul piano sociale. I ge-
sti dolci e affettuosi dei due soggetti, infatti, tradiscono qualcosa di più: vi
viene riconosciuta una coppia coniugale a tutti gli effetti. Ma questa con-
siderazione, che può sembrare banale, in realtà non è affatto da sottova-
lutare dal momento che nella società etrusca, contrariamente al mondo
romano, la donna godeva degli stessi diritti dell’uomo, pertan-
to era ammessa, in qualità di moglie aristocratica, al fianco del
marito in occasione dei banchetti. Ancora una volta, questa li-
bertà venne aspramente criticata dagli stessi autori di II e I sec.
a.C. che già avevano “ghettizzato” e criticato fortemente la socie-
tà etrusca: la piena libertà delle donne alimentava le dissertazio-
ni e le male lingue circa la dissolutezza dei costumi. In ambiente
romano, ma anche in ambiente greco, le uniche figure femminili
ammesse alle cerimonie conviviali erano le etère: cortigiane, in-
trattenitrici, danzatrici, in una parola, prostitute raffinate. Pertan-
to, i sostenitori della tradizione degli antichi, del mos maiorum,
inquadrarono tutte le donne etrusche come donne dissolute,
dedite solo a bere vino e ad intrattenere gli uomini. Donne di
malaffare, come si direbbe oggi. Niente di più sbagliato!
Un’altra strepitosa immagine che concerne il banchetto e che
restituisce la giusta dignità alla donna etrusca, è custodita tra le
pareti affrescate della Tomba degli Scudi, nella necropoli di Mon-
terozzi a Tarquinia; sulle pareti dell’atrio sono rappresentate cop-
pie a banchetto, tra cui si riconosce il proprietario della tomba,
Laris Velcha, in compagnia dellamoglie, Velia Sethiti, nell’atto di ri-
cevere un uovo, dono del marito e
simbolo di fertilità
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(foto 5). La cop-
pia si presenta semisdraiata sulla
kline coperta di stoffe riccamen-
te decorate in svariati colori e con
motivi ornamentali geometrici tra i
più vari. Davanti a loro si trova una
tavola in legno, predisposta per la
cerimonia, con pani e focacce. Al-
tre coppie compongono la scena,
tra cui Velthur Velcha con la moglie
Ravnthu Arpthnai: quello che colpi-
sce è la presenza dei due suonatori
di flauto e di lira che quindi contri-
buiscono a creare uno scenario
piacevole e rilassato, ad indicare il
fatto che durante i banchetti lamu-
sica fosse un elemento imprescin-
dibile, necessario e molto gradito.
(foto 6) Non soltanto la grande pit-
tura funeraria,maanche la coropla-
stica ha restituito elementi su cui
riflettere; sicuramente noto a tutti
è il Sarcofago degli Sposi, conser-
vato al Museo Nazionale Etrusco di
Villa Giulia, a Roma. (foto 7) L’ope-
ra, una terracotta decorata, si data
all’ultimo quarto del VI sec. a.C. ed
immortala una coppia coniugale a
banchetto la cui iconografia ricor-
da la scena raffigurata sul fronto-
ne della Tomba della Caccia e della
Pesca; effettivamente non siamo
su orizzonti cronologici distan-
5 S. Steingraber 1985.
foto 4 / Tomba della Caccia e della Pesca, Tarquinia. Necropoli di Monterozzi. Particolare del frontone della
camera principale / ph P. Bondielli
foto 5 / Tomba degli Scudi, Tarquinia. Necropoli di Monterozzi. Laris
Velcha e Velia Sethiti.