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dell’ordine sul caos.

Il vaso Bocchoris di Tarquinia è da tempo al

centro di una questione molto dibattuta

4

: se

esso sia stata una produzione originale egizia

o un prodotto egittizzante realizzato in qual-

che bottega vicino orientale.

Bocchoris, faraone della XXIV dinastia saitica

regnò intorno al 720 a.C. e nel 715 subì l’asse-

dio di Shabaka, il re dei Kushiti che tentava di

riprendere in mano il potere del paese e che lo

lasciò morire tra le fiamme, come ci viene

detto dalle fonti greche.

E’ perciò impossibile che il vaso, se è egiziano,

sia stato fatto dopo la morte del faraone per-

ché noi lo vediamo qui rappresentato come

vincitore.

Questo vaso da molti studiosi viene conside-

rato di manifattura fenicia sulla base di alcuni

dettagli non egizi, ma allo stesso tempo la pre-

senza della dea Neith sembra indicare che l’ar-

tista conoscesse che essa era la dea tutelare

di Bocchoris e quindi questo dettaglio ha por-

tato altri studiosi a ritenere questo oggetto la

copia fenicia di un originale egiziano.

Secondo D. Ridgway

5

questo oggetto potrebbe

essere connesso con i bicchieri a rilievo pro-

dotti ad Ermopolis che furono rinvenuti nella

necropoli di Touna el-Gebel

6

datati alla XXII di-

nastia sulla base delle iscrizioni che menzio-

nano il nome del faraone Sheshonk e sui quali

un esame più attento sembra escludere la pre-

senza di collegamenti con i Fenici e con l’arti-

gianato fenicio.

A questo punto allora la domanda che viene da

porsi è se i dettagli non egizi sul vaso Boccho-

ris di Tarquinia possano essere spiegati nei ter-

mini della tradizione dei bicchieri di Ermopolis,

perché, per esempio, è comune ad entrambi lo

sfondo rappresentato da scene del Delta del

Nilo ricche di papiri e fiori di loto sul quale si

dispongono le immagini.

Il vaso Bocchoris quindi sembra inserirsi nel

milieu

artistico egiziano in questo momento

storico caratterizzato da influenze iconografi-

che straniere dove in particolare, per esempio,

spiccano i muscoli delle gambe disegnati nello

stesso modo che è caratteristico dell’arte Neo-

Assira e che ritroviamo nei rilievi del periodo

di Shabaka

7

, così come gli alberi e i frutti del

vaso Bocchoris richiamano l’iconografia degli

avori trovati nella Tomba di Shabaka a El Kurru

8

.

Tutti questi elementi, quindi, portano a non

escludere che il vaso di Tarquinia sia stato pro-

dotto in Egitto.

La tomba di Monterozzi che conteneva il vaso

Bocchoris era già stata saccheggiata quando

venne scavata nel 1895 e gli oggetti scampati

all’azione dei tombaroli indicano che essa era

una tomba molto ricca probabilmente desti-

nata a qualche importante personaggio fem-

minile.

Nell’insieme il gruppo degli oggetti del corredo

è datato al primo quarto del VII secolo a.C. e

fa riferimento al mondo di una donna aristo-

cratica con uno sviluppato gusto per i prodotti

importati “esotici”, come la situla egizianeg-

giante, le bottiglie per gli unguenti in faïence e

le numerose figurine fenicie in faïence che pro-

babilmente formavano una collana.

La maggior parte degli oggetti Orientalizzanti

trovati in Italia provengono da importanti cen-

tri dell’Etruria costiera come Vetulonia, Vulci,

Tarquinia e Cerveteri e in generale le tombe

che hanno restituito queste importazioni sono

tombe estremamente ricche, di persone che

appartenevano all’upper class di quelle che di-

vennero le principali città-stato etrusche.

e t r u r i a

4 E.Dohan 1942, Italic tomb-groups in the University Museum,

pp.106 ss.

5 D.Ridgway, The Rehabilitation of Bocchoris: notes and que-

ries from Italy in JEA 85, pp. 143-152

6 G.A.D.Tait 1963, The egyptian relief chalice, in JEA 49, pp.93-139

7 V.Stevenson Smith 1958, The Art and Architecture of Ancient

Egypt, p.247

8 D.Dunham 1950, El Kurru .The Royal Cemeteries of Kush I,

fig.20

Foto 3: le principali cità etrusche