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nell'atto d'effettuare giochi che richiedono
una particolare abilità; secondo altri è stata
descritta la scena di un rito, che prevedeva
il sacrificio di due persone guidato da uno
sciamano. Per suffragare quest'interpreta-
zione è stata messa in evidenza la presenza
intorno al collo e ai fianchi dei personaggi, di
corde che costringono il corpo ad un inna-
turale e doloroso inarcamento. Si tratta
forse di un rito che prevede l'autostrangola-
mento, pratica peraltro attestata in altre cul-
ture. Se si volesse seguire questa
spiegazione, si dovranno leggere le due fi-
gure mascherate che circondano i due per-
sonaggi sacrificati, come sciamani che
assistono ad una cerimonia d'iniziazione. Di-
nanzi a queste immagini quasi leggendarie,
caricate del mistero d’un’umanità tanto lon-
tana e << davanti alla bestia trafitta, graffiata
da un cacciatore aborigeno nelle caverne
dell'Addaura, chi può dire se si tratti d'un de-
siderio o d'una memoria, d'una testimo-
nianza o d'una magia? >>.
PANTALICA
Situata su un altopiano che si estende tra la
valle di Cava Grande a nord e la valle del
fiume Anapo a sud, a circa 30 km da Sira-
cusa, Pantalica, costituisce uno dei più im-
portanti siti protostorici siciliani, utile per
comprendere il momento di passaggio dal-
l'età del bronzo all'età del ferro nell'isola.
Furono gli archeologi Paolo Orsi e Luigi Ber-
nabò Brea a condurre tra la fine dell’ ‘800 e
gli inizi del '900 il primo e circa 50 anni
dopo il secondo, le campagne di scavi nella
necropoli, impegnandosi alacremente per
svelarne i segreti. Pantalica è un toponimo
sulle cui origini si è discusso molto: per al-
cuni proverrebbe dall'arabo Buntarigah che
significa “grotte”, forse in riferimento alla
morfologia del luogo, per altri dal greco poi-
ché sarebbe in piena età greca che nascono
e si diffondono le "Pentelite", vale a dire dei
luoghi delimitati da cinque pietre confinarie
con carattere sacro che indicavano simboli-
camente siti che avevano esaurito la loro
funzione di polis. Con la fine della occupa-
zione greca, sarebbe divenuta quindi una
Pentalità, un luogo simbolico da rispettare.
Ma prima di qualsiasi altra influenza succes-
siva essa fu uno dei primi centri abitati della
Sicilia Orientale, sede dal 1250 al 700 a.C. di
un prospero sebbene non numeroso popolo,
organizzato secondo una struttura politica
retta da un monarca. Nel 1558 Tommaso Fa-
zello aveva proposto di identificarla con la
mitica Herbessus, ipotesi accolta fra mille
perplessità da parte di alcuni studiosi pro-
pensi piuttosto a riconoscere nell'antico nu-
cleo l'Hybla dei siculi che nel corso
dell'insediamento sulle montagne circo-
stanti l’avrebbero fondata e posta sotto il
governo del Re Hiblon, considerato l'ultimo
re di Pantalica. Tuttavia le origini del sito, al
di là di alcune supposizioni, rimangono av-
volte in un fitto velo di mistero. È possibile
che con l’arrivo dei Siculi, le popolazioni
stanziate lungo le coste si siano ritirate
verso l’entroterra in zone montagnose ed
impervie sfruttandone la geomorfologia per
scopi difensivi. Ma ciò che fa di Pantalica un
s p e c i a l e s i c i l i a p r e i s t o r i c a