

stabilito dall’esame del carbonio 14 effet-
tuato nel 1953 su un guscio di Patella Ferru-
ginea presente sulla parete calcarea della
grotta, al 9680 a.C. Le specie animali incise
nella Grotta del Genovese sono il Cervus
Elaphus (cervo), il Bos Primigenius (bue-
toro), l'Equus Asinus Hidruntinus (piccolo
equide) e forse un felino o altra bestia diffi-
cilmente decifrabile, tipica fauna pleistoce-
nica /olocenica sulle cui caratteristiche
l’insularità geografica ha inciso parecchio,
determinando lo sviluppo di certe qualità
piuttosto che di altre. Lo stile naturalistico
con cui si cerca di riprodurre ciò che si os-
serva in natura è rappresentato mirabil-
mente dalle figure degli animali colti in
azione. Sono presenti anche figure antropo-
morfe raggruppate in una scena che si arti-
cola intorno ad un personaggio centrale di
dimensioni prominenti, quest'ultimo privo di
braccia, con la testa a forma di cuneo, una
lunga barba ed un cinturone. I soggetti late-
rali sono di dimensioni minori ed al contrario
della raffigurazione centrale, rigida e statua-
ria, sembrano essere in movimento, forse in
danza intorno ad un personaggio di alto
rango. Questo gruppo è caratterizzato da un
forte schematismo, che lo rende difficil-
mente accordabile con il realismo riscon-
trato nelle rappresentazioni animali; la
quarta figura umana incisa è costituita da
due gambe in corsa. Un forte significato
simbolico potrebbe essere dedotto dalla
mancanza di ogni altro particolare anato-
mico al di fuori degli arti inferiori, ma in que-
sto documento graffito sembra evidente
l'annullamento della stilizzazione e il ritorno
al naturalismo verificato nelle raffigurazioni
animali.
Altro straordinario esempio d’arte rupestre
preistorica riguarda le tre grotte che costi-
tuiscono il complesso dell’Addaura, situato
sul fianco del monte Pellegrino che domina
Palermo, a sud-ovest della spiaggia di Mon-
dello a 70 metri sul livello del mare. Lì si
aprono alcune cavità nelle quali sono state
ritrovate ossa e utensili per la caccia che at-
testano la presenza dell'uomo, rifugiatosi in
quei luoghi nel Paleolitico e nel Mesolitico.
Le tre grotte erano state già in parte stu-
diate dai paletnologi a seguito del ritrova-
mento in esse di uno scheletro di elefante
nano, ma il rinvenimento dei graffiti fu ca-
sualmente dovuto alla presenza in esse
degli alleati che nel 1943, a seguito dello
sbarco in Sicilia e del loro arrivo a Palermo,
ne fecero un deposito per armi e munizioni.
Lo scoppio accidentale dell'arsenale a fine
guerra provocò infatti lo sgretolamento
delle pareti della grotta principale e il crollo
di un diaframma di roccia li riportò alla luce.
Il vasto e ricco complesso d'incisioni, databili
fra l'Epigravettiano finale e il Mesolitico, raf-
figura uomini ed animali. In mezzo ad una
moltitudine di bovidi, cavalli selvatici e cervi,
viene rappresentata una scena dominata
dalla presenza di figure umane: un gruppo
di personaggi, disposti in circolo, circonda
due figure centrali con il capo coperto ed il
corpo fortemente inarcato all'indietro. Si è
discusso molto sull'identità di questi due
personaggi e sul significato della loro posi-
zione all'interno del gruppo: secondo alcuni
studiosi si potrebbe trattare di acrobati colti
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