Table of Contents Table of Contents
Previous Page  77 / 105 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 77 / 105 Next Page
Page Background

77

un procedimento filologico che si attua a partire dai resti del

passato presenti a Roma. Dal XV secolo iniziano ad appari-

re disegni e stampe della Piramide Cestia che ne studiano

approfonditamente l’aspetto (foto 13). Da queste immagini

possiamo ricostruire la fisionomia del monumento così come

appariva agli occhi dei testimoni dell’epoca: parzialmente in-

terrata e quindi più bassa, priva di aperture, “sbeccata” in più

punti e invasa dalla vegetazione che, crescendo tra gli intersti-

zi, avvolgeva l’edificio, con lastre di marmo divelte che giace-

vano abbandonate ai piedi dell’edificio, mentre altre erano in

equilibrio precario (foto 14).

Nel corso del suo pontificato Alessandro VII diede vita ad una

serie di progetti e realizzazioni in campo edilizio che, avvalen-

dosi dell’opera di Gian Lorenzo Bernini, modificarono il volto della città di Roma. Sulla linea di un programma

politico che voleva ridare autorità morale e prestigio culturale alla capitale del mondo cattolico, prese vita que-

sta ristrutturazione urbana che portò anche al restauro del Pantheon e, nel 1656, al restauro della piramide i

cui lavori terminarono nel 1663. Nello sgomberare lo strato di terreno che ricopriva la base, vennero alla luce

due colonne, che furono ricollocate ai lati del sepolcro, come è ancora oggi.

Nel 1663 iscrizioni del pontefice sottolineavano

il degrado della tomba indicato come segno della

passata gloria pagana, mentre il restauro veniva

esaltato come atto di intercessione della Chiesa per

la protezione e la salvezza delle anime delle vittime

della peste, volendo in questo modo chiaramente

rovesciare il significato simbolico del rudere, da pa-

gano a cristiano. La proposta di restauro più ecla-

tante fu quella di Fioravante Martinelli che propose

la religiosa trasmutatione, ossia propose l’adatta-

mento della piramide a cappella in onore dei Santi

Pietro e Paolo. Evidentemente il papa sentiva il biso-

gno di giustificare le spese profuse per restaurare

un rudere pagano con valide motivazioni, e quindi

era necessaria la “purificazione” del monumento da

significati pagani. Il progetto di Martinelli però non

venne mai realizzato e, dopo il restauro e lo scavo

del terreno circostante fino al livello originario, fu

praticata un’apertura, una piccola porta che mette-

va in comunicazione l’esterno con la stanza interna (foto 9). Così la piramide entrava nell’iconografia cristiana

per diventare simbolo di morte e al tempo stesso di eternità.

1 MILIONE DI EURO DONATI DA UN IMPRENDITORE

GIAPPONESE PER RESTAURARE LA PIRAMIDE

Un paio di anni fa

Yuzo Yagi (foto 15), 70 anni, titolare della Tsusho Ltd, marchio di espor-

tazione di tessili italiani in Giappone, è venuto a Roma e ha “scoperto”

la Piramide di Caio Cestio. Viste le condizioni in cui stava, decise di

sponsorizzarne il restauro donando un milione di euro e firmando

un contratto con la Soprintendenza Speciale Archeologica di Roma.

L’intervento ora è quasi concluso e non ha comportato solo il recu-

pero dei marmi (foto 16) e delle superfici esterne del monumento

ma, ha avuto anche il compito di sondarne l’interno: da anni, infatti,

proseguono indagini attraverso radar e ultrasuoni che hanno eviden-

ziato la presenza di zone cave che potrebbero celare strutture mai

investigate, forse proprio quelle stanze in cui Caio Cestio, nei primi

foto 13 / (da Wikipedia.org) la Piramide di Caio Cestio in una incisione

di Giuseppe Vasi

foto 14 / (da Wikipedia.it) la Piramide di Caio Cestio in una incisione di Giovanni Battista

Piranesi

foto 15 / (da roma.corriere.it) Yuzo Yagi, l’imprenditore giapponese il cui finanziamento ha permesso il restauro della piramidi.