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bravissimo angelo custode, Federica Facchetti,

che ha una sensibilità straordinaria da questo

punto di vista (Federica Facchetti è un’egittologa

che si è formata all’Università di Pisa, che è stata

assunta durante i colloqui di cui si è già parlato

con la funzione, tra le altre, di assistente del diret-

tore, ndr). Siamo andati nel Dipartimento di neu-

ropsichatria infantile, dove era presente anche

un piccolo paziente oncologico. E’ stata un’espe-

rienza molto forte ma che ci ha dato tantissimo.

Un’attenzione rivolta però non solo ai disabili, ma

anche a coloro che per vari motivi al Museo Egi-

zio non possono venire, che si devono comun-

que sentire connessi con questo museo perché

appartiene a loro, è il museo della città. Tutti, con

le tasse che si pagano, partecipano alla vita del

Museo e di questo ne sono pienamente consa-

pevole. E ho avuto un grandissimo insegnamento

dal mio maestro e più tardi collega, il professor

Maarten Ravel, con il quale sono stato cocura-

tore della sezione egizia del Museo di Leida per

tanti anni e con il quale continuo a condividere

la direzione dello scavo di Saqqara, il quale mi ha

sempre ricordato che siamo dei fortunati, perché

siamo riusciti a fare del nostro hobby la nostra

professione. E questa fortuna noi la dobbiamo

restituire alla società che ci permette di portare

avanti il nostro lavoro. Quindi la mia attenzione

è rivolta davvero a tutti. Presto andremo anche

nelle case di riposo e nelle carceri e già il nostro

book shop vende dei bracciali realizzati da alcune

detenute. La priorità però era quella di andare

dai bambini.

Questa attenzione verso quella parte dei cittadini to-

rinesi e non che, a vario titolo, vivono la loro vita in

modo un po’ diverso le fa onore. La collezione egizia

di Torino è la più importante al mondo al di fuori dei

confini egiziani, ospitata però in un museo che è mai

stato una grande struttura museale al pari di altre

istituzioni museali europee. Penso ad esempio all’E-

cole du Louvre…

Ecco bravissimo! Ha proprio indicato una questio-

ne importantissima. Io continuo a dire a tutti che

noi siamo la seconda collezione egizia al mondo,

ma sicuramente non siamo il secondo museo

al mondo. E io mi impegnerò nei prossimi anni

per fare questo. Il primo di aprile, che è la data

di apertura, per me non sarà un punto di arrivo

ma un punto di partenza. Sto cercando di fare

una serie di attività per far ripartire questo mu-

seo, una delle quali si concretizzerà domani (16

dicembre, ndr) a Pisa, dove sono stato invitato a

festeggiare i due anni del Polo Museale Universi-

tario di Pisa. Con la professoressa Betrò abbiamo

siglato un accordo per cui già dal prossimo anno

ci sarà un dottorando dell’Università di Pisa che

verrà stazionato qua. Sto cercando di fare un ac-

cordo su Deir el Medina, su cui abbiamo appena

avuto un simposio questa settimana, per realiz-

zare un progetto unico al mondo, come unica è la

collezione di questo sito archeologico che il Mu-

seo custodisce; le dico quali università dovrebbe-

ro essere coinvolte: oltre il Museo Egizio di Torino

il Museo di Oxford, di Londra, di Copenaghen,

di Leida, di Monaco, di Tubinga, di Basilea e di

Leuven. In particolare sarà interessante l’esame

dell’intero archivio amministrativo, che non è mai

stato oggetto di uno studio sistematico. Adesso

cominceremo la fase dei memorandum under-

standing con tutte queste università e a giugno

ci ritroveremo per fare il punto della situazione

e vedremo se potremmo partecipare a dei pro-

grammi Horizon 2020 (Programma del sistema di

finanziamento integrato destinato alle attività di

ricerca della commissione europea, ndr) e creare

tutto un network di collaborazioni internazionali.

Ho già siglato un accordo con i Musei Vaticani e

con il Museo di Leida e da questo ho portato in

dono, un grande dono per il Museo Egizio di Tori-

Tela dipinta di Gebelein / ph Paolo Bondielli

Dal corredo funerario di Kha e Merit / ph Paolo Bondielli